Ieri, in seduta Plenaria, gli Eurodeputati hanno votato la revisione della Direttiva sulle Emissioni Industriali (IED) e perso un’importante occasione di regolamentare gli allevamenti intensivi.
È quanto mai urgente riconoscere anche a livello normativo quanto ormai inequivocabilmente mostrato dalla scienza: la zootecnia è uno dei principali settori produttivi che contribuiscono al surriscaldamento globale con grandi impatti sulle emissioni di gas climalteranti (FAO).
In vista del prossimo voto della Commissione ENVI circa la revisione della Direttiva 2010/75/UE sulle emissioni industriali, è quindi estremamente necessario sia presa una posizione ambiziosa sul tema dell’inquinamento derivante dalle emissioni del comparto zootecnico, correndo ai ripari rispetto a quanto deciso in precedenza nella Commissione AGRI, che ha di fatto annacquato questo provvedimento.
LAV chiede agli Eurodeputati di sostenere la conferma di una soglia minima di UBA (“unità di bestiame adulto”, come definito nella direttiva) per gli allevamenti di suini, di avicoli, di bovini e misti, e la conferma dell’inclusione degli allevamenti di bovini nella Direttiva.
La Direttiva attualmente in vigore riguarda solo gli allevamenti di suini e pollame, a partire da 40.000 capi di pollame, 2.000 di suini e 750 di scrofe (punto 6.6 dell'Allegato I), i quali necessitano di un'autorizzazione ad operare. Dunque, solo gli allevamenti industriali più grandi, che rappresentano appena il 18% delle emissioni di ammoniaca e il 3% delle emissioni di metano nell'Unione Europea rientrano nel campo di applicazione dell’attuale direttiva.
Nella sua forma attuale, la Direttiva non ha un impatto significativo nel prevenire o ridurre l'inquinamento derivante dal comparto zootecnico. Il settore agricolo dell'Unione Europea è responsabile del 53% delle emissioni di metano, dell'80% dell'acidificazione del suolo e 67% delle emissioni di ammoniaca, causate principalmente dall'allevamento di animali a scopi alimentari, non contemplato nell'attuale normativa.
L’attuale gestione delle emissioni zootecniche ostacola il raggiungimento degli obiettivi dell'UE nell'ambito del European Green Deal e della Global Methane Pledge, come confermato dalle previsioni di riduzione delle emissioni di gas serra (non-CO2) di solo il 3,7% entro il 2030.
Risulta quindi prioritario includere tutte le tipologie di allevamento della Direttiva e stabilire soglie ambiziose, dal momento che la Direttiva stabilisce standard per l'emissione di sostanze inquinanti, quali metano, ammoniaca e idrogeno solforato, che hanno un impatto sulla possibilità dell'Unione Europea di raggiungere le proprie ambizioni climatiche e producono effetti dannosi sulla salute e sul benessere degli animali, oltre che sulla salute umana.
Regolando le emissioni derivanti dall’allevamento, con la conferma di una soglia minima di inclusione che sia ambiziosa, la Direttiva può contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici e al miglioramento della qualità dell'aria e dell'acqua, con conseguenti e significativi benefici, in linea con l’European Green Deal.
Le critiche mosse alla revisione della Direttiva, indicata come potenzialmente distruttiva per il settore agricolo europeo, devono necessariamente confrontarsi con i danni ambientali, sanitari ed economici provocati dalla zootecnica, attualmente quasi completamente esentati dalle proprie responsabilità. Preme inoltre sottolineare che sono proprio le grandi aziende zootecniche che inquinano di più a porre grandi problemi alla sostenibilità, ambientale ed economica, del settore agricolo nell’UE. Aziende che sono quindi allo stesso tempo responsabili e vittime del cambiamento climatico e dell’inquinamento, il cui ruolo in questa sfida va riconosciuto senza remore.
Inoltre, l’articolo 4 della direttiva introduce una deroga che permetterebbe agli Stati membri di optare per una semplice registrazione delle aziende zootecniche, entrando quindi in un regime per così dire “alleggerito” rispetto al robusto sistema di autorizzazione previsto dal Capitolo II.
Per la prossima votazione del 25 maggio chiediamo ai Membri del Parlamento europeo di: