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Maltrattamento e uccisione di animali: Camera approva testo con luci e ombre

Speriamo che il Senato nel secondo esame voglia migliorare la Legge per ottenere pene davvero efficaci.

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Ultimo aggiornamento

giovedì 21 novembre 2024

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Ci auguriamo che il Senato abbia i numeri e il coraggio che sono mancati alla Camera

Oggi la Camera dei Deputati ha approvato a maggioranza in prima lettura la proposta di legge “Modifiche al Codice penale, al Codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali” con il voto favorevole del centrodestra e l'astensione di centrosinistra e M5S.

Mettendo da parte le grandi aspettative che noi di LAV e l'opinione pubblica avevano rispetto ai proponimenti iniziali, il Testo che approderà al Senato, seppur a fronte di alcune modifiche positive, presenta delle criticità.

In primo luogo, le pene previste per chi maltratta o uccide animali non rappresentano un concreto passo in avanti rispetto alla normativa vigente e tradiscono le originarie aspettative e i proclami degli stessi parlamentari che avevano promesso “pene più dure, pene più efficaci”.

Chi maltratta e uccide animali, infatti, come nel caso della capretta di Anagni o del cane Aron, potrà continuare a usufruire di misure come la "messa alla prova" o essere prosciolti per "tenuità del fatto".

E se giustamente il testo estende la pena anche a chi partecipa a combattimenti o competizioni tra animali non autorizzate, ciò inspiegabilmente non è stato previsto per coloro che partecipano di spettacoli o manifestazioni vietati.

A peggiorare questo quadro, l'Aula ha bocciato anche alcune circostanze aggravanti che avrebbero consentito di punire con pene più alte fatti di particolare allarme sociale come l'uccisione di animali dei conviventi o con l'uso di armi da fuoco, nonché della possibilità di punire chi uccide e maltrattata animali per negligenza o trascuratezza o anche chi si macchi del furto di animali d'affezione.

L'articolo sulla detenzione a catena costituisce un vero e proprio regresso nella tutela giuridica degli animali del tutto non in linea con altre fonti normative vigenti (come, ad esempio, le Leggi regionali di Calabria, Campania, Marche e Umbria) che già ne prevedono un divieto tout court, senza eccezioni, peraltro peggiorato nel corso della discussione dell'Aula odierna.

Altri punti deboli riguardano: la mancanza di misure concrete per il controllo e la prevenzione dei reati contro gli animali, come l'estensione dell'attività delle Guardie zoofile - oggi limitata a cani e gatti - a tutte le categorie animali e l'uso di agenti sotto copertura per combattere i traffici illeciti.
Riteniamo molto negativa anche la soppressione dell'intero articolo relativo all'estensione della previsione della confisca degli animali nel caso in cui non si arrivi a condanna, nonché all'interdizione perpetua alla detenzione di animali d'affezione.
Per quanto riguarda, infine, i Centri di accoglienza per animali vittime di reato, all'esito dell'Aula è venuta meno da parte della Commissione Giustizia, nella giornata di ieri, anche la disposizione che ne avrebbe previsto l'istituzione da parte dello Stato cassando uno strumento fondamentale per assicurare agli animali adeguata protezione.

Nonostante questi forti limiti, ci sono anche importanti novità positive.

Ad esempio, è previsto che gli animali sequestrati possano essere affidati definitivamente ad associazioni animaliste o privati cittadini prima della conclusione del processo. Inoltre, viene introdotto un divieto di uccisione o vendita degli animali coinvolti in indagini penali.
Inoltre, le misure di prevenzione previste dalla normativa antimafia potranno rappresentare uno strumento per contrastare il fenomeno delle corse clandestine, dei combattimenti tra animali e del traffico di cuccioli.

Ci auguriamo che il Senato abbia i numeri e il coraggio che sono mancati alla Camera per apportare i necessari interventi correttivi e assicurare norme più efficaci per reprimere i crimini contro gli animali come richiesto a gran voce dall'opinione pubblica, della quale sono testimonianza anche le oltre 153.000 persone che hanno firmato la petizione lanciata da noi di LAV.