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Caso Guerra: senza diagnosi e accertamenti, le eutanasie non hanno alcuna giustificazione

Emergono altri particolari sulla condotta del veterinario Guerra.

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Ultimo aggiornamento

mercoledì 20 dicembre 2023

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Eutanasie non necessarie, farmaci scaduti e condizioni igienico sanitarie inesistenti

Nel corso dell’udienza di escussione testi tenutasi al Tribunale di Ravenna sono emersi altri elementi nell’ambito del procedimento penale a carico del veterinario Mauro Guerra. 

Il brigadiere capo Rossano Tozzi, tra gli investigatori dei carabinieri del Reparto operativo SOARDA, che hanno condotto le indagini avviate nel 2020, ha riferito sulle condizioni igienico sanitarie inesistenti dell’ambulatorio in cui operava Guerra, delle carcasse di gatti presenti nel vano doccia, dei farmaci scaduti, di un registro carico e scarico dei farmaci non regolare tanto che risultava impossibile risalire al numero di eutanasie praticate e soprattutto alla corretta somministrazione del farmaco anestetico necessario per non causare sofferenza all’animale.

Inoltre, di particolare rilevanza, la totale assenza di documentazione sanitaria degli animali che transitavano dall’ambulatorio, che venivano quindi sottoposti ad eutanasia senza conoscenza del quadro clinico generale.

Proprio come accaduto a Balto, il cane dalla cui morte è partita l’indagine che ha portato Guerra a processo.

Un agente di Polizia Penitenziaria, chiamato a deporre, ha infatti testimoniato che, su richiesta dei proprietari, ha portato Balto, un cane anziano e accaldato per l’alta temperatura, ma vigile e in grado di deambulare autonomamente, da Guerra che, dopo una telefonata con la proprietaria, lo ha soppresso sul piazzale di fronte all’ambulatorio senza sottoporlo a visite o ad esami.

È importante tenere alta l’attenzione su questo caso, i cui contorni sono sempre più delineati, affinché chi deve curare il proprio animale non si lasci attrarre da costi bassi sacrificando etica, competenza e integrità del professionista a cui si rivolge.

La drammaticità di questa vicenda ricorda, ancora una volta, quanto sia cruciale la battaglia che portiamo avanti per rendere accessibili le cure veterinarie, che troppo spesso hanno costi proibitivi, e garantire il diritto alla cura anche per gli animali familiari.