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La Peste Suina Africana continua a correre: più di 50 mila maiali uccisi in modo cruento

Il virus continua a infettare nuovi allevamenti dove sono confinati migliaia di maiali, vittime della crudeltà e dell'insensatezza della produzione zootecnica.

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Ultimo aggiornamento

venerdì 09 agosto 2024

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La grave situazione evidenzia costantemente il fallimento del modello attuale di produzione di cibo

33.980, questo è il numero di suini uccisi nella nuova ondata di focolai di peste suina africana. L’ultimo focolaio è nel maxi allevamento di 20mila maiali a Tromello (Pavia).

20 mila animali che verranno uccisi in nome di misure di eradicazione che, finora, non hanno in alcun modo contrastato il diffondersi del virus tra suidi, tanto è che dopo appena un anno e mezzo di attività, Vincenzo Caputo, il Commissario Straordinario alla Peste Suina Africana, si è dimesso.

Dopotutto, anche gli esperti della Commissione Europea in visita in Italia - Veterinary Emergency Team - hanno scritto di una situazione preoccupante, dove si afferma chiaramente che la caccia ai cinghiali non è una soluzione quando il virus è già diffuso.

Gli esperti hanno dichiarato che “la strategia di controllo della malattia nel Nord Italia va migliorata” dato che “ogni Regione/Provincia mette in atto le proprie misure con un coordinamento minimo con i vicini”. E nel report sottolineano “il supporto finanziario insufficiente” e i ritardi nella costruzione delle recinzioni, rispetto alle quali “l’epidemia sembra avanzare più velocemente”.

Come in tutti gli altri casi, anche per quanto riguarda il focolaio di Tromello, erroneamente diverse testate giornalistiche parlano di epidemia, ma preme ribadire che tale termine si riferisce al contagio umano. La Peste suina, invece, è un virus che si trasmette tra suidi e non all’uomo, non essendo dunque neanche una zoonosi.

Essendo il virus innocuo per l’uomo, le estreme misure previste sono motivate non tanto da ragioni sociosanitarie, quanto, piuttosto, da interessi economici strettamente collegati al comparto zootecnico, già insostenibile di per sé.

Governo e Coldiretti, nel trattare un’emergenza produttiva alla stregua di una emergenza sanitaria, per tutelare il comparto suinicolo, non fanno che evidenziare costantemente il fallimento del modello attuale di produzione di cibo, che sfrutta animali e li oggettifica fino a, come nelle misure di eradicazione, disporre con estrema facilità di uccisioni anche in via preventiva.

Vengono uccisi i suini sani, in via preventiva, e né i sani, né i malati ricevono cure. Ma da un punto di vista scientifico è fondamentale proseguire nella conoscenza della malattia e delle possibili cure. È bene ricordare che in altri Paesi la ricerca in tal senso sta andando avanti con risultati degni di nota: Il 24 luglio 2023 il Vietnam ha approvato il commercio domestico di due vaccini contro la peste suina africana (PSA). Oltre 650.000 dosi di vaccini sono state testate in 40 province, con un tasso di efficienza del 95 %. I due vaccini, NAVET-ASFVAC e AVAC ASF LIVE, sono stati sviluppati da due centri di ricerca del Vietnam con l'ausilio di scienziati statunitensi, il cui governo si è dimostrato interessato all'acquisto dei vaccini in via precauzionale.

Tra le misure straordinarie indicate dal Ministero della Salute, in vigore fino al 19 agosto per le province interessate da focolai, vi è anche il divieto di movimentazione di suini vivi, per qualunque motivo tranne uno: è consentita la movimentazione di suini verso il macello.

Questo a riprova del fatto che l’unica cosa che sembra contare è la produzione e a conferma quindi della perpetrata incoscienza dei protagonisti di un sistema alimentare che, pur stando collassando su sé stesso, devastando al contempo animali, ambiente e persone, continua ad essere orientato sulla mera logica del profitto per pochi, a discapito di molti.