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Storica vittoria giudiziaria per gli orsi trentini

Il Consiglio di Stato conferma e rafforza il diritto alla vita che la legge italiana offre ai plantigradi.

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Ultimo aggiornamento

giovedì 14 novembre 2024

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L'orsa F36 non si è resa responsabile di un'aggressione

Grazie al ricorso promosso da LAV e da altre associazioni, nella giornata di ieri il Consiglio di Stato, la massima autorità della giustizia amministrativa italiana, ha emesso una sentenza epocale a favore della protezione degli orsi trentini.

Il caso attenzionato dai giudici riguardava F36, orsa che si era sempre tenuta a debita distanza dalle persone prima del 30 luglio dello scorso anno, quando è stata svegliata da due cacciatori mentre dormiva nel bosco con il suo cucciolo.  I due sprovveduti sono stati percepiti da F36 come una minaccia, ma hanno reagito alla prevedibile, normale reazione difensiva di mamma orsa in maniera del tutto scriteriata, ovvero fuggendo, arrampicandosi, gridando, arrivando fino a bastonarla.

Nonostante l'evidente incapacità dei due ragazzi di attenersi alle norme comportamentali per prevenire e gestire l'incontro con un plantigrado, fortunatamente l'orsa è fuggita dopo pochi secondi senza aver ferito nessuno.

Anche se la chiara responsabilità delle persone coinvolte nell'incidente dimostra la totale innocuità di F36, che si è semplicemente comportata come avrebbe fatto ogni altro orso, la Provincia di Trento non ha esitato a proclamare la grave pericolosità di mamma orsa per poterla poi condannare a morte.

Tuttavia, non è stato possibile attuare il decreto di uccisione: F36 è stata trovata esanime nel settembre dello scorso anno, fucilata da un bracconiere probabilmente indottrinato dalla campagna orsicida promossa dall'Amministrazione Provinciale.

Ad ogni modo la morte di F36 non ha fermato la battaglia di LAV: era imprescindibile fare chiarezza sull'accaduto per rendere giustizia all'orsa brutalmente ammazzata e per delegittimare il continuo ricorso ingiustificato all'uccisione da parte della Provincia autonoma di Trento.

Le osservazioni fornite dalla nostra associazione sono risultate fondamentali per orientare la scelta del Consiglio di Stato, il quale ha confermato che F36 non si è resa responsabile di un'aggressione , in quanto la sua reazione non era indice di una pericolosità anomala dell'individuo, ma è stata una normale reazione difensiva scatenata dalla dabbenaggine dei due cacciatori in cui si è imbattuta improvvisamente e a distanza ravvicinata mentre riposava nel bosco con suo figlio.

IL PRINCIPIO DI PROPORZIONALITÀ
Inoltre, i giudici non si sono limitati a smentire la ricostruzione dell'evento mistificata dalla Provincia, ma hanno voluto ribadire la tutela rafforzata che la Costituzione italiana offre agli animali che vivono sul territorio nazionale. Dunque, l'azione amministrativa nei confronti degli orsi trentini non può prescindere dal “principio di proporzionalità” che orienta la legge e la sua applicazione nell'ordinamento europeo e italiano. Le azioni da intraprendere per tutelare le attività umane e l'incolumità pubblica devono essere conformi alla reale minaccia rappresentata dal singolo animale, il cui diritto alla vita non può essere violato se non in situazioni oggettivamente estreme, di rarissima verificazione.

Insomma, la giunta provinciale trentina non può più disporre a proprio piacimento della vita dei plantigradi attribuendo loro arbitrariamente l'etichetta di “orso pericoloso”, sfruttando la paura delle persone per rimpinguare il proprio bacino elettorale.

Al contrario, per garantire una coesistenza sicura e pacifica tra cittadini e orsi, la Provincia deve implementare ogni singola misura preventiva esistente, tra cui spicca informare le persone su come comportarsi nei boschi per evitare accadimenti analoghi all'incidente in cui è stata coinvolta F36.  Continuare ostinatamente a fomentare la becera campagna orsofobica, demonizzando e uccidendo a caso animali totalmente innocui, non è solo un'inaccettabile ingiustizia nei loro confronti, ma non ha alcuna utilità nel ridurre gli incidenti e nel tranquillizzare la cittadinanza, la quale ha il diritto di ricevere dai propri rappresentanti politici tutti gli strumenti realmente efficaci per condividere in sicurezza il territorio con i plantigradi.