"Invertire la rotta e favorire sistemi alimentari davvero sostenibili". Come? Lo spiega LAV in occasione del Pre-Vertice delle Nazioni Unite alla FAO
Si è concluso l'UN Food Systems Summit +2 Stocktaking Moment, il Summit delle Nazioni Unite tenutosi presso la sede FAO a Roma, dove lunedì mattina la LAV ha consegnato il Menù del Cambiamento, per ricordare ai rappresentati istituzionali quali siano le priorità su cui lavorare.
La Transizione Alimentare menzionata solo marginalmente, urge riconoscere alimenti vegetali e cell-based come nuove fondamenta da cui ripartire.
Eppure,
la crisi climatica globale in corso è evidente.
Durante i tre giorni l’attenzione si è focalizzata principalmente sulla necessità di aiutare re i Paesi più deboli a far fronte ai cambiamenti climatici e sviluppare le proprie economie e filiere agroalimentari, un tema giusto e importante, che tocca miliardi di persone in condizione di difficoltà, condizione destinata via via ad aggravarsi se non si agirà tempestivamente.
È stata ricordata, inoltre, l’utilità strategica e l’urgenza sociale di coinvolgere giovani e donne nell’industria agroalimentare, come anche la necessità di innovare e modernizzare i sistemi, investendo in ricerca e sviluppo e allocando adeguati finanziamenti.
I rappresentati dei Governi e delle Istituzioni si sono poi soffermati sul tema delle migrazioni, sulla necessità di un cambiamento globale che coinvolga in primis le persone sul campo e i policy maker locali, come LAV ha già iniziato a fare con la “Sfida Green”, campagna per la promozione dell’alimentazione vegetale che vede coinvolti i sindaci di cinque città italiane.
Alwin Kopse, Head of the International Affairs of the Federal Office of Agriculture, Swiss Confederation, ha ribadito che è necessario intraprendere una seria trasformazione dei sistemi alimentari e lavorare tenendo conto dei costi veri del cibo. Sono infatti enormi i costi accessori che la società è costretta a pagare.
Il consumo e la produzione di carne, in Italia, costano al Paese ben 37 miliardi di euro ogni anno, come dimostrato dall’analisi che LAV ha commissionato a Demetra. Questi risultati non sono un caso isolato, ma il sintomo di una problematica diffusa, riscontrata anche dall’indagine pubblicata da Eurogroup for Animals e come anticipato dal lavoro svolto da Poore & Nemecek.
Tuttavia, i talk sono rimasti ad un livello estremamente superficiale, rimarcando unicamente l’obiettivo sovraordinato, ma oltre all’uso di buzz words particolarmente di moda come “innovare per raggiungere un’economia green” o “sviluppare produzioni sostenibili” poco è stato detto.
Per dare una stima della gravità della situazione, le temperature globali hanno già raggiunto un incremento di circa 1,2°C: a +1,5°C le conseguenze ambientali saranno gravi e se giungeremo ad un aumento di +2°C gli effetti saranno a dir poco disastrosi.
Analogamente, nulla è stato detto sulla necessaria transizione alimentare e la liberazione degli animali negli allevamenti. A fare eccezione solo l’intervento di Lana Weidgenant, Vice-Chair del UN Food Systems Summit 2021, che ha portato l’attenzione alla pressante necessità di adottare un’alimentazione a base vegetale, introducendo nei sistemi alimentari le proteine da agricoltura cellulare e quelle derivanti dalla fermentazione di precisione.
E quello di Hans Hoogeveen, Indipendent Chairperson alla FAO, che ha rimarcato la necessità di “fare molto di più: per prima cosa un cambio radicale del funzionamento dei nostri sistemi alimentari”.
Per quanto riguarda il nostro Paese, sono intervenuti anche la Presidente del Consiglio e il Ministro dell’Agricoltura.
Giorgia Meloni ha annunciato che l’Italia investirà nel settore agritech, al fine di puntare sull’innovazione dei sistemi alimentari, sulla sostenibilità e sulla qualità dei cibi. Una dichiarazione incoerente la direzione del Governo, che favoreggia la zootecnia e nega il cambiamento climatico.
Si pensi solamente ai continui finanziamenti destinati all’allevamento, di cui è esempio la nuova PAC 2023-2027, con la quale i pagamenti accoppiati destinati alla zootecnia ammontano a 218,17 milioni di euro ogni anno.
Solo pochi giorni fa, inoltre, il DdL che impedisce in toto lo sviluppo di un’industria italiana di cibi cell-based è stato appovato in Senato, Ddl proposto dal Ministro Lollobrigida, che analogamente alla Presidente si è distinto per incoerenza, dicendo che “politiche viziate da ideologismi hanno penalizzato il sistema agricolo”, ma proprio il Ministro ha dichiarato guerra all’agricoltura cellulare e ai cibi vegetali, con una battaglia antiscientifica ed – appunto – ideologica, che favoreggia unicamente la zootecnia. Infatti, oltre ad aver proposto il Ddl sopracitato, ha anche sostenuto l’emendamento ad hoc per ostacolare le produzioni plant-based, che vieta qualsivoglia terminologia “meatsounding” per designare i cibi vegetali.
È però ora che i Governi riconoscano l’obbligatorietà di attuare la transizione da un sistema alimentare basato sulle produzioni zootecniche, ad uno incentrato sugli alimenti vegetali e le proteine alternative (fermentazione di precisione e agricoltura cellulare).