Il Summit si avvia alla chiusura: individuati i problemi, ora servono soluzioni.
Riconoscere ruolo cruciale di produzione e consumo plant-based e di proteine alternative per veri sistemi alimentari sostenibili
La terza giornata di Summit si apre con una sessione plenaria focalizzata sulle strategie finanziarie a supporto della trasformazione dei sistemi alimentari, è infatti essenziale che il cambiamento sia supportato anche economicamente dai Governi e dal settore privato.
Donald Brown, Associate Vice President, Programme Management Department di IFAD, porta l’attenzione sul fatto che non ci sono, globalmente, sufficienti finanziamenti indirizzati allo sviluppo sostenibile. Tuttavia, la sessione, come quelle che l’hanno preceduta nei giorni scorsi, resta incentrata sullo sviluppo sociale, che non considera però l'ostacolo primario del cambiamento, e che costituisce peraltro le fondamenta di tutti i sistemi alimentari: lo sfruttamento animale.
Questo bias macroscopico trova la sua conferma nelle parole di Maximo Torero Cullen, World Bank Group Executive Director per Argentina, Bolivia, Chile Paraguay, Peru e Uruguay, il quale pone il tema della digitalizzazione come strumento fondamentale per sviluppare i sistemi di mitigazione al cambiamento climatico e le economie più deboli.
Peccato che queste utili tecnologie vengano suggerite unicamente per implementare innovazioni nelle produzioni animali lasciando invariato il paradigma, il cui cambiamento radicale che implica un massiccio sostegno allo sviluppo di una filiera alternativa interamente basata su vegetali e proteine alternative, è invece essenziale per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità a partire dalla lotta al cambiamento climatico che vediamo sempre più ferocemente abbattersi anche sul nostro Paese.
Le più recenti tecnologie sono anche indicate come soluzione alla crisi dei sistemi alimentari nella misura in cui consentono il cosiddetto allevamento di precisione, ma al di là dell’importanza di rilevare tramite la nuova tecnologia dati oggettivi sul “benessere” degli animali negli allevamenti al fine di informare la normativa di tutela degli animali stessi, tali soluzioni non possono che essere un passaggio intermedio.
Non può esserci sostenibilità senza un cambio di rotta radicale
Non può esserci sostenibilità senza un cambio di rotta radicale, in cui gradualmente ma senza battute d’arresto il numero degli animali allevati a scopi alimentari si riduca, l’allevamento estensivo venga preferito a quello intensivo, parallelamente a sempre maggiori incentivi su scala globale allo sviluppo di produzioni alternative. Certamente allevamenti più tecnologici, o nel gergo “intensivamente sostenibili”, non sono la soluzione né possono essere considerati il punto di arrivo, qualunque sia la prospettiva considerata, etica, ambientale e climatica, o di salute pubblica.
Ed è proprio in questo contesto che trovano particolare interesse le parole di Lana Weidgenant, Vice-Chair from UN Food Systems Summit 2021, la quale sottolinea finalmente che l'obiettivo di sviluppo sostenibile è vitale ed è ciò che deve guidare le decisioni dei Governi, rimarcando che “L'attivismo e l'impegno si sono dimostrati preziosi per evidenziare le priorità di lavoro, è ora essenziale adottare un’alimentazione a base vegetale, introdurre le proteine alternative e quelle derivanti dalla fermentazione di precisione. I progressi restano però ancora fuori strada: i conflitti politici, le disparità sociali, la pandemia di Covid 19 e le promesse non mantenute da parte di governi e istituzioni hanno ostacolato la capacità del mondo di affrontare l'obiettivo in modo efficace. Per superarlo è necessario rafforzare il partenariato coi giovani, invece di ostacolarli. Basarsi su proteine vegetali e da agricoltura cellulare è obbligatorio e deve essere inserito come Sustainable Development Goal.
Siamo del medesimo
avviso: già nel 2021 abbiamo pubblicato un paper di
approfondimento sui prodotti da agricoltura cellulare, aggiornato recentemente con le ultime evidenze
scientifiche.
A questo proposito è bene notare che oggi, 26 luglio, Aleph Farms
ha presentato una richiesta di approvazione normativa all'Ufficio federale
svizzero per la sicurezza alimentare e la veterinaria (FSVO) con l'obiettivo di
vendere i propri prodotti in Svizzera. La presentazione fa parte della collaborazione
con Migros, la più grande azienda alimentare svizzera. L’implementazione di proteine
alternative è ogni giorno di più una realtà ed è ora che diventi parte del
discorso istituzionale.
Un’azione radicale è infatti necessaria e a questo proposito si è espressa anche Eurogroup For Animals, l’organizzazione paneuropea per la protezione degli animali, che nel proprio Paper “The Future of Farming Production” delinea con lucidità gli step fondamentali da perseguire entro il 2050 per attuare efficacemente la Transizione Alimentare.
Eurogroup for Animals, network europeo di cui LAV è parte, chiede infatti una riduzione del 70% della produzione e del consumo di prodotti di origine animale entro il 2030 in Europa.
In vista del Vertice delle Nazioni Unite – il cosiddetto “Vertice del Futuro” - che si terrà a New York questo settembre, LAV esorta il Governo italiano e tutti i Governi a rivalutare le proprie posizioni e dare priorità alla Transizione Alimentare, mettendo da parte individualismo e corsa al successo, per concentrarsi su una ristrutturazione dei sistemi alimentari che permetta di costruire un futuro resiliente al cambiamento climatico, in cui giustizia ed equità possano essere raggiunte, anche per gli animali, che ancora a miliardi sono vittime dell’industria agroalimentare.