Quanto accaduto in Val di Sole potrebbe essere l’ennesima dimostrazione delle gravi responsabilità della Provincia di Trento in materia di educazione dei cittadini alla convivenza con la fauna selvatica.
Mentre la Provincia di Trento si sta affannando alla ricerca di indizi che possano consentire la condanna a morte dell’orso protagonista dell’incidente avvenuto in Val di Rabbi domenica scorsa, emergono sempre più solide le prove delle dirette responsabilità della politica trentina. Dal 2000, anno in cui la Provincia ha voluto e realizzato la reintroduzione degli orsi, non è stata in grado di organizzare una campagna informativa rivolta ai cittadini con l’obiettivo di favorire la convivenza uomo-orso in sicurezza.
Già nel 2002 – quando gli orsi in Trentino erano poco più di una decina – attraverso la Delibera n.029, la Giunta provinciale si era resa conto della necessità di dotarsi di un piano “che permetta di affrontare efficacemente ed in maniera strutturata le diverse necessità di prevenzione dei danni, mitigazioni dei conflitti, sicurezza degli abitanti e conservazione degli orsi, al fine assicurare le condizioni per una coesistenza pacifica dell’orso con l’uomo e le sue attività”.
Ma da quel momento non è stato fatto più nulla, nessuno dei Presidenti che si sono succeduti alla guida della Provincia si è più curato della sicurezza dei cittadini. Neppure quando, nel 2016, è stato messo a punto il Piano di comunicazione redatto dal Parco Naturale Adamello Brenta con il MUSE, in collaborazione con il Settore Grandi Carnivori della Provincia, l’allora Presidente Rossi l’ha mai preso in considerazione. E l’attuale Presidente Fugatti ha ricalcato in pieno l’esempio dei suoi predecessori senza mai fare nulla per applicare finalmente quel piano.
Il Piano ha come obiettivo generale “l’accettazione sociale nei confronti dell’orso”, da perseguire anche attraverso la comunicazione di “quale sia il comportamento più corretto per evitare situazioni problematiche” come quelle che si sono realizzate domenica scorsa e che hanno determinato l’incidente con il conseguente ferimento di una persona.
Emerge quindi, sempre più chiaramente, la responsabilità della Provincia di Trento. Nonostante avesse tutte le informazioni necessarie a disposizione, nonostante fosse stata adeguatamente messa in guardia dai suoi consulenti scientifici sulla necessità di educare i cittadini alla convivenza, non ha mai dato seguito a tutte le attività previste dal piano, con le conseguenze che da anni sono sotto gli occhi di tutti.
La Provincia di Trento ha sempre scaricato le proprie macroscopiche inadempienze sugli orsi, condannandoli all’ergastolo o a morte solo per essersi comportati come la loro natura impone, ma il Piano di comunicazione, lasciato ammuffire in qualche cassetto della Giunta e mai attuato, è un atto d’accusa che non può essere ignorato e che ridefinisce il quadro generale delle responsabilità.
Rispediamo quindi al mittente l’etichetta di “pericoloso” che il Presidente Fugatti si è affrettato ad affibbiare all’orso protagonista dell’incidente di domenica scorsa, affrettandosi ad affermare la necessità di abbatterlo.
L’unica cosa pericolosa in tutta la vicenda degli orsi, da quando nel 2000 la Provincia decise di reintrodurli, è proprio la condotta dell’amministrazione provinciale, che non ha mai ritenuto necessario dare seguito al progetto di informazione e educazione dei cittadini al fine di prevenire possibili incidenti, come dimostra la clamorosa vicenda del piano di comunicazione insabbiato.
Si blocchi quindi immediatamente ogni velleità di intervento delle carabine del corpo forestale trentino. Quanto accaduto domenica dimostra la necessità di dare finalmente subito avvio a un serio programma di educazione alla convivenza pacifica con gli orsi e tutta la fauna selvatica, procrastinare ancora è chiaramente un’assunzione di responsabilità da parte della Giunta Fugatti che potrebbe pesare come un macigno anche nelle aule dei Tribunali.