La leggina Lollobrigida è di fatto inapplicabile. Inviata la richiesta apertura della procedura d’infrazione.
Il Governo dovrebbe lasciare che gli Italiani decidano da soli cosa vogliono mangiare, invece di definire “libertà” quella che è l’imposizione di un vincolo allo sviluppo di proteine alternative e produzioni industriali innovative. “Nazione libera”, invece, è stato il termine usato da Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, a commento dell’incontro avvenuto ieri in Consiglio dei Ministri per l’approvazione del disegno di legge contro la carne coltivata.
Ieri sera ha iniziato l’iter il DDL portato in Consiglio dei Ministri da Lollobrigida e Schillaci per vietare produzione, commercializzazione e detenzione di “alimenti sintetici” e che nei prossimi mesi passerà al vaglio del Parlamento.
"Non c’è volontà persecutoria ma volontà di tutela dei cittadini” ha affermato il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, definendo il provvedimento come una legge all’avanguardia, benché a livello europeo la prospettiva sulla carne coltivata sia diametralmente opposta.
Già nell'agosto 2020, infatti l’Unione Europea ha finanziato, nell'ambito del programma quadro Horizon 2020, il progetto Meat4All, che mira a migliorare l'industria europea della carne migliorando la competitività e sviluppando l'elevato potenziale del mercato delle carni coltivate. Nello stesso anno, l'Unione Europea ha finanziato anche il progetto CCMeat, con l'obiettivo di aiutare i produttori di carni coltivate a introdurre sul mercato i loro prodotti alternativi e a contribuire a ridurre le conseguenze negative della produzione di carne convenzionale.
I Ministri giustificano il provvedimento rifacendosi al principio di precauzione, in virtù di una millantata assenza di evidenze scientifiche sui possibili effetti dannosi derivanti dal consumo di “cibi sintetici”, anche se paiono dimentichi che a livello Europeo l'autorizzazione alla produzione, alla vendita e al consumo di prodotti da agricoltura cellulare è gestita a livello centrale, il che significa che una volta che la Commissione Europea e i rappresentanti degli Stati membri dell'UE approvano un prodotto, l'approvazione si applica a tutti i 27 Stati membri, tra cui anche l’Italia.
La carenza di test scientifici a cui si riferisce il Ministro Lollobrigida è risolvibile attraverso la prosecuzione della ricerca e della sperimentazione in materia di agricoltura cellulare, che certamente non potrà portare a nuovi risultati se sarà bloccata in principio dal provvedimento.
Imputare il disegno di Legge alla difesa della salute e dell’ambiente non solo è errato ma è anche fuorviante per i cittadini italiani. Nella ricerca “Il costo nascosto del consumo di carne in Italia: impatti ambientali e sanitari”, di LAV e Demetra, il danno generato dal consumo pro capite di carne si attesta sui 605 euro annui (tra i 316 e i 1.530 euro a testa). Il costo medio è ripartito quasi equamente tra costi ambientali (48%) e costi sanitari (52%), arrivando a un totale nazionale di quasi 37 miliardi.
Inoltre, solo due settimane fa l’Europa ha deciso di includere tra le industrie inquinanti anche gli allevamenti, decisione che da sé basterebbe per comprendere l’effetto distruttivo che la produzione di carne ha sugli ecosistemi.
Il Parlamento blocchi il disegno di legge, antiscientifico e che il Governo sta utilizzando puramente per distrarre l’opinione pubblica dai reali problemi del nostro paese. Una mera crociata ideologica e antagonista di un progresso che invece può mettere insieme necessità umane e rispetto per gli animali.