La leggina Lollobrigida è di fatto inapplicabile. Inviata la richiesta apertura della procedura d’infrazione.
La Legge In materia di introduzione di nuovi alimenti intesi come “novel food”, approvata con voto del centro destra e che legifera su introduzione del divieto di utilizzare nomenclature “meat sounding” per alimenti vegetali, l’Italia fa rientrare dalla finestra un divieto uscito dalla porta principale dell’Europa e bocciato anche da Consiglio di Stato francese.
Questa Legge comporta non solo un attacco ai prodotti vegetali che, come dimostra il boom di prodotti 100% plant-based è una farsa, ma anche all’intera transizione alimentare, già tuttavia in atto e non sarà un Ddl fondato su ideologie bigotte e oscurantiste a fermarla.
Il Ministro Lollobrigida è però riuscito ad ottenere il primo di due sì
necessari a far diventare l’Italia lo zimbello dell’Europa, vietando una
categoria di prodotti, quelli da agricoltura cellulare, che, dopo le
valutazioni di EFSA, potranno comunque circolare anche entro i confini
nazionali.
La pretesa della difesa del Made in Italy non è altro che un’argomentazione strumentale, stante che più della metà della carne consumata in Italia proviene dall’estero. Prendere poi le difese di Coldiretti, che si fa paladina dell’autenticità italiana, è ridicolo, considerando che ha di fatto un accordo commerciale con Mc Donald’s contro il quale 30 anni fa anche il giovane Lollobrigida si scagliava per scongiurare l’ingresso dei fastfood in Italia.
Peraltro, la Legge prevede un vincolo solo su prodotti derivanti da animali vertebrati, dunque gli asseriti rischi che la maggioranza vuole combattere con questa legge pare non si applichino a molluschi, cefalopodi e crostacei, o – forse – gli interessi dei pescatori non sono così cari a Ministri e Senatori, quanto quelli della lobby della carne.
A riprova dell’insensatezza della legge le parole della Senatrice Biancofiore, che definisce il Ministro Lollobrigida un animalista, che non apprezza gli allevamenti intensivi e al tempo stesso combatte il “cibo sintetico”, rendendo ancora più palese la strumentalizzazione che è stata fatta del Ddl in questione. La produzione zootecnica italiana infatti proviene per oltre il 90% dagli allevamenti intensivi e questa affermazione, tra le altre, è la riprova di un deliberato negazionismo, sfruttato per ottenere consensi in Aula e tra i cittadini italiani.
Citando le parole della Senatrice Unterberger: “La vostra miopia infliggerà un danno immenso all’economia italiana. Siete l’unico governo che prova a fermare il vento con le mani”.
Oggi l’Italia ha perso una fondamentale opportunità per liberare milioni di animali dalla sofferenza degli allevamenti, ha perso la possibilità di uno sviluppo tecnologico ed industriale capace di competere a livello europeo con gli altri Paesi e ha perso un’occasione per realmente innovare il settore agroalimentare nella direzione di una vera sostenibilità ambientale, che ogni giorno si rende più urgente.