Il Comune vuole donare gli animali ad allevatori e deportarli.
Il comune di Lipari prosegue nel dichiarato intento di voler donare le oltre 600 capre inselvatichite di Alicudi agli allevatori che ne hanno fatto richiesta. Per questo motivo sarebbe stato costruito sull'impervia isola un recinto di notevoli dimensioni per il territorio, al fine di poter catturare volta per volta le capre e identificarle.
Tale scopo risulta evidente anche dalla determina R.G. n. 1037 del 5 giugno 2024 del Comune di Lipari in cui è stato disposto l'acquisto di 100 marche auricolari e 100 boli endoluminali da applicare alle capre selvatiche presenti nell'isola.
Insieme anche alla Rete dei Santuari e alla Lega Nazionale Difesa del Cane, torniamo a scrivere al Sindaco di Lipari, con il quale avevamo da subito cercato un punto di incontro, sperando, questa volta di ricevere risposta.
Noi di LAV ci siamo, infatti, sin da subito attivati per valutare alternative all'uccisione o alla deportazione degli animali e per capire meglio anche la peculiarità della situazione. Per questo motivo, grazie al supporto di tecnici coinvolti, tra cui etologi, ribadiamo come l'identificazione delle capre risulti inopportuna, visto che si tratta di capre rinselvatichite, soprattutto se la marcatura è prodromica alla loro vendita e trasferimento, azioni di fatto impraticabili, considerata la peculiarità dell'isola.
La cattura, l'identificazione e la cessione delle capre costituirebbero un trauma per gli animali e significherebbero destinare queste capre inselvatichite allo sfruttamento tipico del comparto zootecnico. Sfruttamento che termina solo con l'uccisione degli animali.
L'identificazione tramite marche auricolari o boli ruminali, pratica zootecnica, già essa discutibile, non può essere applicata in natura e quindi per capre selvatiche come quelle di Alicudi.
Nel campo dell'etologia, infatti, si procede con osservazione, riconoscimento e scheda identificativa tramite segni (corna, orecchie, comportamento, ecc.) che differiscono da animale ad animale.
Questo aspetto dovrebbe essere considerato come un alternativo e utile programma di identificazione, che permetterebbe uno studio etologico, attraverso schede identificative di animali che, ribadiamo, non devono essere destinati a produzione alimentare.
Inoltre, dallo studio degli etologi sul gruppo di capre ad Alicudi è emerso l'importante ruolo ecosistemico di questi animali, fondamentali per la biodiversità del territorio.
Le capre, pascolando, riducono il volume di piante, senza intaccare la biodiversità, contribuendo allo sfoltimento e al rinvigorimento delle chiome e riducendo, di conseguenza, anche il rischio incendi, altissimo in Sicilia.
Per quanto riguarda la ragione che spinge il Sindaco a spostare le capre, in seguito a pressioni soprattutto di alcuni turisti, cioè il numero crescente di animali, va detto che il gruppo ha una capacità di autoregolarsi e in natura non ci può essere una crescita illimitata di una popolazione, tranne quando questa crescita viene sostituita da interventi antropici.
È fondamentale, quindi, lasciare sull'isola il gruppo di capre, che non ha fatto alcun danno, vigilando affinché l'equilibrio di questi fondamentali animali non venga alterato da mano umana, come sta già accadendo. Sono infatti arrivate segnalazioni di capre catturate e lasciate morire di stenti in reti da pesca poste in alcuni terreni da privati. Questo se confermato, sarebbe un fatto gravissimo e configurerebbe reato.
Per tale motivo chiediamo, anche formalmente, che le autorità preposte facciano i rilievi del caso per scongiurare ulteriori situazioni simili e per individuare i responsabili.
Noi di LAV, con la Rete dei Santuari e la Lega Nazionale Difesa del Cane, continuiamo a renderci disponibili al confronto con le istituzioni e alla collaborazione per individuare insieme una strada comune e condivisibile, al fine di risolvere la questione per il bene degli animali e della percezione dell'isola stessa nel mondo.