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Le capre inselvatichite di Alicudi devono restare sull’isola

Il Comune vuole donare gli animali ad allevatori e deportarli.

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Ultimo aggiornamento

martedì 23 luglio 2024

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No alle capre nella catena di sfruttamento della zootecnia

Il comune di Lipari prosegue nel dichiarato intento di voler donare le oltre 600 capre inselvatichite di Alicudi agli allevatori che ne hanno fatto richiesta. Per questo motivo sarebbe stato costruito sull'impervia isola un recinto di notevoli dimensioni per il territorio, al fine di poter catturare volta per volta le capre e identificarle.

Tale scopo risulta evidente anche dalla determina R.G. n. 1037 del 5 giugno 2024 del Comune di Lipari in cui è stato disposto l'acquisto di 100 marche auricolari e 100 boli endoluminali da applicare alle capre selvatiche presenti nell'isola.

Insieme anche alla Rete dei Santuari e alla Lega Nazionale Difesa del Cane, torniamo a scrivere al Sindaco di Lipari, con il quale avevamo da subito cercato un punto di incontro, sperando, questa volta di ricevere risposta.

Noi di LAV ci siamo, infatti, sin da subito attivati per valutare alternative all'uccisione o alla deportazione degli animali e per capire meglio anche la peculiarità della situazione. Per questo motivo, grazie al supporto di tecnici coinvolti, tra cui etologi, ribadiamo come l'identificazione delle capre risulti inopportuna, visto che si tratta di capre rinselvatichite, soprattutto se la marcatura è prodromica alla loro vendita e trasferimento, azioni di fatto impraticabili, considerata la peculiarità dell'isola.

GLI ETOLOGI PARLANO CHIARO

La cattura, l'identificazione e la cessione delle capre costituirebbero un trauma per gli animali e significherebbero destinare queste capre inselvatichite allo sfruttamento tipico del comparto zootecnico. Sfruttamento che termina solo con l'uccisione degli animali.

L'identificazione tramite marche auricolari o boli ruminali, pratica zootecnica, già essa discutibile, non può essere applicata in natura e quindi per capre selvatiche come quelle di Alicudi.

Nel campo dell'etologia, infatti, si procede con osservazione, riconoscimento e scheda identificativa tramite segni (corna, orecchie, comportamento, ecc.) che differiscono da animale ad animale.

Questo aspetto dovrebbe essere considerato come un alternativo e utile programma di identificazione, che permetterebbe uno studio etologico, attraverso schede identificative di animali che, ribadiamo, non devono essere destinati a produzione alimentare.

Inoltre, dallo studio degli etologi sul gruppo di capre ad Alicudi è emerso l'importante ruolo ecosistemico di questi animali, fondamentali per la biodiversità del territorio.

Le capre, pascolando, riducono il volume di piante, senza intaccare la biodiversità, contribuendo allo sfoltimento e al rinvigorimento delle chiome e riducendo, di conseguenza, anche il rischio incendi, altissimo in Sicilia.

Per quanto riguarda la ragione che spinge il Sindaco a spostare le capre, in seguito a pressioni soprattutto di alcuni turisti, cioè il numero crescente di animali, va detto che il gruppo ha una capacità di autoregolarsi e in natura non ci può essere una crescita illimitata di una popolazione, tranne quando questa crescita viene sostituita da interventi antropici.

LE CAPRE DEVONO RIMANERE AD ALICUDI

È fondamentale, quindi, lasciare sull'isola il gruppo di capre, che non ha fatto alcun danno, vigilando affinché l'equilibrio di questi fondamentali animali non venga alterato da mano umana, come sta già accadendo. Sono infatti arrivate segnalazioni di capre catturate e lasciate morire di stenti in reti da pesca poste in alcuni terreni da privati. Questo se confermato, sarebbe un fatto gravissimo e configurerebbe reato.

Per tale motivo chiediamo, anche formalmente, che le autorità preposte facciano i rilievi del caso per scongiurare ulteriori situazioni simili e per individuare i responsabili.

Noi di LAV, con la Rete dei Santuari e la Lega Nazionale Difesa del Cane, continuiamo a renderci disponibili al confronto con le istituzioni e alla collaborazione per individuare insieme una strada comune e condivisibile, al fine di risolvere la questione per il bene degli animali e della percezione dell'isola stessa nel mondo.

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martedì 09 aprile 2024

Alicudi: 600 capre a rischio deportazione

Sono 600 le capre inselvatichite che l'isola di Alicudi vuole donare agli allevatori che ne faranno richiesta entro il 10 aprile.

Al piano di eradicazione presentato dal Comune lo scorso anno, LAV, insieme all'associazione Vita da cani, aveva subito risposto scrivendo al Sindaco, al Prefetto e al Presidente della Regione Siciliana, avendo ricevuto diverse segnalazioni da parte di privati cittadini, fortemente preoccupati per il destino delle capre.

Abbiamo da subito offerto supporto nell'individuazione di piani alternativi, individuando nella sterilizzazione per il contenimento delle nascite, l'unica strada percorribile, soprattutto in considerazione del fatto che, per le peculiarità del territorio, risulta difficilmente praticabile qualunque spostamento degli animali dall'isola.

Un solido progetto di sterilizzazione dei maschi presenti può contenere e, progressivamente diminuire, il numero degli animali presenti e, se simile progetto fosse stato tempestivamente intrapreso, non si sarebbe arrivati ad un numero tanto elevato di capre. È bene ricordare, infatti, che si tratta di capre nate da un gruppo domestico, di pochi esemplari, abbandonati sul territorio, che nel tempo si sono riprodotti ed inselvatichiti.

IL PESSIMO TEMPISMO

Più che le capre, il problema di Alicudi sembra essere, dunque, stato il pessimo tempismo nel voler risolvere una situazione divenuta poi ingestibile, a maggior ragione del rischio concreto di danneggiamento dei famosi muretti a secco, patrimonio Unesco.

La sterilizzazione delle capre consentirebbe, infatti, di giungere alla risoluzione definitiva della questione, a garanzia del benessere degli animali, che potrebbero così continuare a vivere serenamente in quella che è la loro casa, nonché di rassicurare i cittadini, con positivo impatto sull'opinione pubblica e sul turismo.

Nonostante l'offerta di confronto e supporto per trovare la soluzione migliore per gli animali e per l'isola stessa, le associazioni non hanno mai ricevuto risposta alcuna dalle istituzioni e, anzi, l'avviso del comune di Lipari del 28 marzo ha previsto che le capre vengano donate agli allevatori che, entro il 10 aprile 2024, facciano richiesta per ottenerle gratuitamente e che ogni allevatore potrà richiedere fino a 50 animali, da trasportare a proprie spese fino a destinazione.

Di questa mala gestio protrattasi nel tempo, che ha portato a riproduzione incontrollata e a 600 animali, non possono farne le spese le capre.

INACCETTABILE IMMISSIONE NELLA FILIERA ALIMENTARE:  LE ALTERNATIVE CI SONO

La possibilità di trasportare gli animali e donarli ad allevatori, prevedendo quindi una immissione nella filiera alimentare e la possibilità di macellazione, è inaccettabile.

Inoltre, trattandosi di capre domestiche, ma inselvatichite, si tratta di animali non tracciati e mai controllati che, piuttosto che essere inseriti nella filiera alimentare, sfruttati e/o macellati, dovrebbero essere dichiarati non DPA, anche per motivi di sicurezza alimentare.

È importante che le capre non vengano donati ad allevatori, ma siano, anzi, dichiarati non destinati alla produzione alimentare e quindi non macellabili.

Le alternative, infatti, ci sono e sono percorribili. È bene predisporre un programma di contenimento delle nascite tramite la sterilizzazione dei caprini maschi e, in caso, disporre la cessione degli animali a santuari-rifugi per la protezione degli animali sul territorio.

NECESSARIO PERCORRERE UNA STRADA COMUNE

LAV è sempre disponibile per momenti di confronto, al fine anche di scongiurare il ripetersi di simile situazione, e si augura che in futuro il Comune vigili sul territorio, verificando gli animali allevati presenti e scongiurando il ripetersi di situazioni simili di riproduzione incontrollata a seguito di abbandono sul territorio.

Ribadiamo la piena disponibilità a supportare il comune e chiediamo al sindaco Gullo, se è davvero sensibile al bene degli animali, come lui stesso ha dichiarato, di rispondere alle nostre richieste per individuare insieme una strada comune e condivisibile, al fine di risolvere la questione per il bene degli animali e della percezione dell'isola stessa nel mondo.


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