Dati impressionanti, eppure sottostimati, quelli del Rapporto della Commissione UE sulle statistiche europee relative all’uso degli animali nei laboratori, il settimo, appena pubblicato.
Nessun miglioramento concreto per gli animali, come sottolineato anche dalla Coalizione europea contro la sperimentazione animale, di cui facciamo parte.
Unica nota positiva, una leggera flessione nel numero di animali coinvolti (-4,3%), riduzione dovuta non a una chiara applicazione dei metodi alternativi, come voluto per legge, ma probabilmente legata alla difficile situazione economica che attraversa l’Europa.
Allarmante l’aumento da 38% a 46% degli animali usati per ricerche di base, quelle dove non c’è alcun obbligo di legge ma sono a discrezione dei ricercatori: proprio in questo ambito ci si aspetterebbe un drastico calo.
Inoltre si assiste a:
Un quadro generale disarmante, dove alcuni Stati continuano a finanziare pratiche obsolete e inutili chiaramente influenzati dalla lobby vivisettoria e dagli enormi interessi economici.
Mentre oltreoceano esistono laboratori robotici che testano centinaia di sostanze chimiche in pochi giorni, qui si continuano ad allevare, torturare e uccidere milioni di animali, con gravi problemi etici, tempi di ricerca lunghissimi e dati non trasferibili all’uomo.
Nella lugubre classifica di chi fa più vivisezione, l’Italia si colloca incredibilmente al quinto posto su ben 27 Paesi. Un primato assurdo contando quanto è piccola per estensione geografica e che rispecchia come tutte le promesse e i presunti impegni per usare meno animali (propagande portate avanti da chi fa sperimentazione) possibili siano solo di facciata.
In Italia, a breve vedrà luce il nuovo decreto legislativo e il nostro Paese non può perdere l’occasione di risorgere economicamente e culturalmente lasciandosi alle spalle gli obsoleti modelli animali e la frangia di ricercatori che ignora il futuro difendendo la vivisezione.
Michela Kuan, responsabile LAV Vivisezione