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Vivisezione, il Governo al voto della nuova legge rispetti l'articolo 13!

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Ultimo aggiornamento

giovedì 27 febbraio 2014

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Stamattina in Consiglio dei Ministri è all’ordine del giorno l’approvazione del Decreto legislativo sulla vivisezione che deciderà il futuro della ricerca e dei 900.000 animali che ogni anno in Italia vengono utilizzati e uccisi nei laboratori.

Incredibilmente il testo attualmente in discussione non rispetta 10 punti su 13 dell’articolo 13 della Legge-delega, la 96-2013, affossando quasi totalmente ciò che era stato approvato dal Parlamento, quindi chiediamo, almeno, che tali principi siano rispettati dal nuovo Governo come previsto dall’articolo 76 della nostra Costituzione e richiesto anche dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato con il voto del dicembre scorso.

Nelle scorse settimane abbiamo presidiato il Ministero della Salute per ricordare al Ministro Beatrice Lorenzin, e ora anche al nuovo Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che oltre l’80% degli italiani (Rapporto Eurispes 2014) è contrario alla vivisezione e che una schiera sempre maggiore di ricercatori chiede una scienza basata sui metodi sostitutivi all’animale.

Senza reali vincoli legislativi, come quelli previsti dall’articolo 13 della Legge-delega, rimarranno solo parole che, come troppo spesso accade, non vengono tradotte in atti concreti, lasciando l’Italia in coda all’Europa e silente sul piano della competitività internazionale.

Infatti, recependo la direttiva europea 2010/63, sulla quale speriamo interverrà la Commissione di Bruxelles a seguito dell’Iniziativa Europea dei cittadini, il nostro Parlamento aveva approvato la scorsa estate i criteri di legge cui il Governo si sarebbe dovuto attenere: l’importantissimo articolo 13 della legge 96 dl 2013 che sancisce principi direttivi innovativi per una ricerca più etica e realmente predittiva per la salute umana. Purtroppo, però, le lobby vivisettorie hanno portato a lunghi mesi di ritardo, basti pensare che la bozza di Schema di Decreto è stata pubblicata solamente il 3 dicembre scorso, ben tre mesi e mezzo più tardi della pubblicazione in Gazzetta di tale articolo e, peraltro, su un testo noto e ufficiale da più di tre anni.