Si è concluso questa mattina il processo d’appello nei confronti del responsabile dell’uccisione di un orso, la cui morte è stata accertata il 12 settembre 2014. Il processo ha chiarito definitivamente che l’animale, colpevole di aver predato alcune galline, è stato colpito a morte dai colpi esplosi da un fucile da caccia utilizzato dall’imputato. E' stata così ribaltata la sentenza di primo grado e il responsabile è stato condannato al risarcimento del danno in sede civile.
Il 14 novembre 2018 noi di LAV siamo stati ammessi parte civile nel procedimento, potendo così contribuire all’accertamento della verità, anche chiedendo che fossero ascoltati il medico veterinario che ha effettuato l’autopsia sull’animale e un perito balistico.
“Nell’attesa di leggere le motivazioni della sentenza, esprimiamo grande soddisfazione per questo risultato, perché fissa il principio per cui la giustizia ‘fai da te’ non è ammissibile in nessun caso e che l’uccisione di un animale particolarmente protetto, anche a livello europeo dalla Direttiva Habitat, come l’orso, costituisce un vero e proprio atto illegittimo oltre che contro ogni logica ambientale!”, commenta Massimo Vitturi, responsabile LAV Area Animali selvatici.
I danni procurati dalla fauna selvatica, sono sempre risarciti dalle amministrazioni, non vi è quindi alcuna giustificazione per coloro che decidono di imbracciare un fucile ammazzando un animale che stava semplicemente cercando del cibo.
Quanto disposto oggi dal Tribunale de L’Aquila, sia di monito per chiunque non rispetti le leggi poste a tutela degli animali. Esistono sistemi efficaci per prevenire le eventuali predazioni da parte degli orsi, chi non li mette in pratica non può essere legittimato a usare un fucile contro un animale che non ha alcuna responsabilità.
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