Il giorno dopo aver diffuso la notizia della positività al SARS-CoV-2 in almeno due campioni - prelevati nel mese di agosto - dai visoni un allevamento italiano, abbiamo scritto al Presidente Giuseppe Conte, al Ministro della Salute, Roberto Speranza, e al Comitato Tecnico Scientifico, rinnovando la richiesta (già avanzata anche a maggio e settembre) della necessità di svolgere test diagnostici nei visoni di tutti gli 8 allevamenti italiani, per verificare l’entità di un eventuale diffusione del virus, nonché la necessità di giungere alla definitiva chiusura di questi allevamenti che, come dimostrato dalle evidenze scientifiche, sono veri e propri serbatoi del coronavirus.
Altri paesi sono già intervenuti adottando uno screening rigoroso con test obbligatori a campione su animali vivi e su tutti gli animali che muoiono in allevamento, ed alcuni come Olanda (ma anche la Francia) proprio in questi mesi hanno decretato la messa al bando di questi allevamenti.
In Italia invece, l’attuale metodologia di indagine epidemiologica voluta dal Ministero della Salute è basata su evidenze scientifiche del mese di maggio ed ormai superate (considerati gli oltre 250 focolai in allevamenti europei e per la maggior parte con animali asintomatici, gli almeno 200 casi di spillover visone-uomo documentati con sequenziamento del genoma del virus e almeno 6 milioni di animali abbattuti).
Oggi, a distanza di una settimana dall’invio della nostra formale terza istanza, nonostante quanto sta accadendo negli allevamenti europei, e mentre l’emergenza sanitaria si aggrava e zone d’Italia tornano in lockdown, sembra che per il Governo e il CTS gli allevamenti di pellicce in Italia possano continuare a rimanere “aperti”!