Lo scorso 24 luglio il TAR dell’Alto Adige ha accolto il ricorso di una mamma che si era vista negare al nido pasti vegani per il proprio bambino, alla quale era stata invece richiesto un certificato, unito ad esami clinici periodici. In seguito al rifiuto della mamma di produrre tale certificato il bambino era stato espulso dalla dirigenza scolastica del Comune.
Nel mese di febbraio la signora ha impugnato la determinazione dirigenziale presso il TAR, chiedendone l’annullamento e, in via urgente, la riammissione del figlio al nido.
Il 20 maggio si è svolta presso il TAR di Bolzano la discussione dell’udienza, dopo il deposito degli scritti e dei documenti difensivi di ambo le parti.
La difesa della controparte ha puntato l’attenzione sul fatto che la dieta vegana sarebbe pericolosa per un minore, specie in età prescolare, e che le direttive ministeriali (Linee guida della ristorazione scolastica) non troverebbero applicazione, in quanto rivolte alla “scuola” e non al “nido”.
Al contrario, la signora ha dimostrato la superiorità dell’alimentazione vegetale rispetto a quella “onnivora” per la salute di tutti, spiegando inoltre come la determinazione dirigenziale andasse contro norme costituzionali e direttive ministeriali, imponendo, non solo un onere aggiuntivo iniquo, ma applicando una discriminazione, che ha portato all’espulsione del bambino, sproporzionata e illegittima.
Dopo aver studiato tutta la documentazione e ascoltato le parti, il TAR ha immediatamente accolto la richiesta della mamma, sospendendo il provvedimento e obbligando la P.A. a riammettere il bimbo fino a definizione della vertenza nella successiva udienza di discussione collegiale. Ha inoltre condannato il Comune di Merano al pagamento delle spese legali.
Il Tribunale Amministrativo ha dichiarato che: “di fronte all’assenza di una disposizione che imponga l’obbligo di presentare un certificato medico in caso di opzione della scelta della dieta di tipo vegano, l’Amministrazione non può neppure legittimamente prevedere una “reazione” o sanzione in caso di sua inosservanza”.
L’Avvocato Carlo Prisco, legale della mamma, sottolinea che “la sentenza del TAR pone una pietra miliare nel riconoscimento del diritto all’alternativa alimentare etica (vegetariana e, nel caso di specie, vegana), ribadendo ciò che chi opera nel settore già sa, cioè che è un diritto di origine costituzionale che trova peraltro applicazione sulla scorta di direttive ministeriali”.
Non occorre alcuna certificazione per ottenere il pasto vegano a qualsiasi età e i genitori vegani non possono essere oggetto di discriminazioni, neppure mediante l’imposizione di condizioni o adempimenti ulteriori o differenti rispetto a quelli richiesti a tutti gli altri. “Questa pronuncia - spiega il difensore - sarà d’aiuto in tutti i casi futuri in cui istituti e pubbliche amministrazioni cercheranno di impedire ai cittadini di esercitare il proprio diritto a compiere scelte alimentari etiche”.
Claudia Squadroni