Le parole del presidente del Consiglio, pronunciate in occasione della richiesta di fiducia il 17 febbraio, nella loro chiarezza sono state illuminanti. “Quando usciremo, e usciremo, dalla pandemia, che mondo troveremo? Alcuni pensano che la tragedia nella quale abbiamo vissuto per più di 12 mesi sia stata simile ad una lunga interruzione di corrente. Prima o poi la luce ritorna, e tutto ricomincia come prima” ha detto Draghi, precisando che “La scienza, ma semplicemente il buon senso, suggeriscono che potrebbe non essere così”.
Sta proprio nel ‘non come prima’ la chiave del comportamento da tenere d’ora in poi, non solo in termini di misure antivirus immediate ed individuali ma, soprattutto, nel comportamento collettivo per la tutela del Pianeta, per scongiurare le catastrofiche conseguenze del riscaldamento globale, ma anche della costante distruzione della biodiversità a causa dell’espansione ‘umana’ alla ricerca di cibo a basso costo (e ad alto impatto ambientale).
Un recentissimo report dell’istituto londinese Chatham House, e in collaborazione con il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e con Compassion in World Farming (CIWF), rileva che un milione di specie animali e vegetali rischia l’estinzione nell’arco di pochi decenni e la principale responsabilità è del nostro sistema di produzione e consumo del cibo. Una delle tabelle incluse nel documento mostra che le superfici emerse del Pianeta adatte alla vita (escludendo quindi deserti e aree glaciali) ammontano complessivamente a 104 milioni di chilometri quadrati. Di queste quasi la metà, 51 milioni, già oggi sono state convertite in superfici agricole, di cui 40 milioni esclusivamente per pascoli e per colture dedicate alla coltivazione di mangimi per gli allevamenti di animali.
Non solo l’allevamento intensivo, su cui si concentrano gli autori del rapporto, ma tutti i generi di allevamento che entrano a far parte del ciclo di produzione della carne e degli altri alimenti di origine animale, sono distruttivi, e in ogni senso, aggiungiamo noi.
Ancora una volta la password per il futuro è #NONCOMEPRIMA. LAV non si stancherà mai di insistere su questo punto e sull’intensità del cambiamento necessario da parte della politica, con una vera transizione ecologica, che deve partire proprio da una modificazione profonda dei sistemi alimentari, con la valorizzazione assoluta delle fonti proteiche vegetali.
Le parole di Papa Francesco, citate dal premier nel suo discorso, sono un accertamento ed un monito al tempo stesso: "Le tragedie naturali sono la risposta della terra al nostro maltrattamento”. Non dimentichiamolo!
Paola Segurini, Area Veg LAV e Roberto Bennati, Direttore Generale LAV