Bruxelles conferma ciò che abbiamo detto della legge Lollobrigida: è ingiustificata e inapplicabile.
La Commissione Europea ha respinto il disegno di legge ungherese per vietare la carne coltivata, provvedimento forse ispirato alle manovre anti-progresso del Ministero dell’Agricoltura italiano.
Il disegno di legge notificato in via preventiva a luglio dall’Ungheria, almeno seguendo correttamente la procedura TRIS come da norme europee approvate dai Governi nazionali – a differenza di quanto fatto dal Ministro Lollobrigida – è stato bloccato dalla Commissione Europea, con qualifica di provvedimento “ingiustificato” e “non necessario” dal momento che “nell’Unione europea non è stata ancora concessa alcuna autorizzazione per nessun prodotto a base di carne coltivata […] inoltre potrebbe precludere la procedura di autorizzazione armonizzata per i nuovi alimenti a livello UE, che prevede una valutazione scientifica da parte di EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare)”.
Il parere europeo e le specifiche date dalla Commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides, di fatto confermano quanto già evidenziato da LAV a più riprese, di cui sono esempio il parere legale con cui ha fatto richiesta a Bruxelles di aprire una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia e i documenti presentati durante l’audizione alla Camera, prima che la Legge italiana fosse promulgata.
Un ulteriore e definitiva prova, quindi, che il provvedimento del Ministro italiano, non solo è antiscientifico, ideologico e volto a proteggere gli interessi della lobby zootecnica, ma anche palesemente antagonista al diritto europeo, come per altro già esplicitato da LAV e dal fatto la Commissione europea avesse chiuso in anticipo la procedura TRIS, aperta dall’Italia solo dopo la promulgazione della Legge, indagando con il nostro Paese le motivazioni di tale “svista”.
Questa è la seconda stangata che nell’arco di poche settimane riceve la Legge 172/2023 contro la carne coltivata e l’uso di termini meat-sounding in Italia: dopo che la Corte di Giustizia dell'Unione europea ha dichiarato illegittima la normativa francese, analoga a quella italiana, che vietava l'uso di denominazioni come polpette e burger per alimenti a base vegetale, ora viene inequivocabilmente confermato, con il parere della Commissione Europea sul Ddl di Orban, che anche la prima parte del provvedimento italiano non è applicabile.
Il sistema alimentare nazionale ed europeo deve essere rivisto quanto prima e sono proprio produzioni vegetali e proteine alternative la direzione a cui tendere, sia per una questione di sostenibilità ambientale e food safety, sia per una questione etica di riconoscimento dei diritti dei miliardi di animali allevati e uccisi ogni anno per scopi alimentari.
Il Governo italiano dovrebbe tornare sui propri passi, iniziare finalmente a promuovere iniziative nel senso della transizione alimentare e abrogare la legge 172/2023 del Ministro Lollobrigida , che in questi due anni si è principalmente dedicato a combattere il progresso e proteggere gli interessi della zootecnia – in modo peraltro goffo e fallimentare se pensiamo alla gestione dell’emergenza PSA che è stata portata avanti finora.