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Udine: cacciatore-bracconiere condannato per maltrattamento e uccisione di animali e uccellagione

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Ultimo aggiornamento

domenica 20 febbraio 2022

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Aveva maltrattato e ucciso degli uccelli lasciandoli morire di freddo e di stenti, impigliati nelle reti per l’uccellagione da lui installate in piena violazione delle norme nazionali ed europee. 

Per questi motivi, oltre che per essere stato trovato in possesso di cartucce non denunciate e di fauna protetta, un cacciatore della provincia di Udine è stato condannato a otto mesi di reclusione, al risarcimento del danno patito dalla parte civile e alla refusione delle spese legali, grazie al nostro intervento, con l'assistenza dell' avvocato Maddalena Bosio del foro di Udine.

La cattura degli uccelli con le reti, comunemente definita uccellagione, è una pratica crudelissima, vietata fin dal 1977 in tutta l’Unione Europea dalla Direttiva Uccelli, che comporta la cattura di piccoli uccelli mediante reti praticamente invisibili. Gli uccelli restano quindi impigliati per ore e giorni, fino a morire di freddo e stenti come nel caso del cacciatore di Lestizza (UD), condannato in data odierna.

“Ancora una volta il condannato nel caso di bracconaggio è un cacciatore – commenta Massimo Vitturi, responsabile LAV, Animali Selvatici – a dimostrazione della continuità che troppo spesso si riscontra fra il mondo della caccia e quello del bracconaggio.”

La condanna del cacciatore di Lestizza dimostra ancora una volta che la vera soluzione per sconfiggere il bracconaggio consiste nel vietare definitivamente la caccia, salvando la vita a milioni di animali ogni anno, crudelmente uccisi per divertimento da cacciatori e dei bracconieri.

 
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