Abbiamo diffidato la Regione. La gara deve essere annullata perché mette a rischio la vita dei leprotti neonati e delle mamme allattanti.
La Regione Veneto, tramite il direttore della Direzione Agroambiente, programmazione e gestione ittica e faunistico-venatoria, Pietro Salvadori, ha autorizzato per l'8 e 9 marzo prossimi lo svolgimento d alcune "prove” per cani addestrati precisamente a stanare le lepri destinate ad essere uccise a fucilate dai cacciatori.
Le prove si svolgeranno in ben 24 comuni della Provincia di Treviso e, pur non consentendo l'uccisione delle lepri, avranno un impatto gravissimo sugli animali.
Da marzo a maggio si registra infatti il massimo picco della riproduzione della lepre, come dimostra uno studio pubblicato a dicembre scorso e al quale ha partecipato anche Federcaccia, che non è certamente conosciuta per preoccuparsi troppo della vita degli animali.
Quindi i cani, nella loro ricerca sfrenata delle lepri, si troverebbero di fronte le mamme allattanti in compagnia dei loro neonati, causando così sofferenze e morti.
Noi di LAV abbiamo inviato una diffida urgente al Presidente Zaia perché annulli queste prove assurde e crudeli che servono solo a causare ancora strazio e morte tra gli animali per colpa dei cacciatori anche a stagione di caccia chiusa. Si tratta inoltre di un' attività che a nostro avviso comporta anche un danno erariale, per il quale chiederemo conto a coloro che hanno firmato l'autorizzazione.
Ogni anno la Regione autorizza l'uccisione di migliaia di volpi al solo scopo di favorire la riproduzione delle lepri a tutto vantaggio del passatempo dei cacciatori, ma è evidente che con lo svolgimento di queste gare, molte di quelle lepri moriranno. Uno spreco di denaro pubblico e una carneficina per questi animali, che legalmente costituiscono un patrimonio indisponibile dello Stato. Gli unici a trarne vantaggio sono i cacciatori perché è evidente che con lo svolgimento di queste gare molte di quelle lepri moriranno.
Se non riceveremo alcun segnale che garantisca l'annullamento delle prove nel giro di pochi giorni, provvederemo a denunciare per far pagare di tasca propria i responsabili, come già accaduto in Provincia di Bolzano, dove per l'autorizzazione all'uccisione di specie protette, il Presidente e il dirigente dell'ufficio caccia hanno dovuto mettere mano ai loro portafogli per pagare un danno erariale che ammontava a quasi un milione di euro.