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Ritardare la transizione ecologica: l'assurda linea politica del Ministro Lollobrigida

Nel frattempo i trattori hanno invaso il Circo Massimo a Roma.

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Ultimo aggiornamento

venerdì 16 febbraio 2024

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Una linea assolutamente priva di pensiero lungimirante

Da giorni in Italia, mutuando le proteste europee, centinaia di persone bloccano strade e manifestano in nome di “maggiori diritti per gli agricoltori”, tanto che ieri, 15 febbraio, oltre un migliaio di agricoltori si è riunito al Circo Massimo di Roma.

Quando però a manifestare, per diritti basilari e sopravvivenza, sono ambientalisti o noi animalisti, si parla pubblicamente di “eco-vandali” e fanatici.

Gli agricoltori manifestano contro le decisioni prese a livello comunitario nell’ambito del Green Deal e si battono contro la carne coltivata, gioendo del blocco del regolamento sui fitofarmaci.

Tuttavia, il settore agricolo è quello che riceve le maggiori sovvenzioni dall’Europa, con la PAC sono quasi 8 miliardi all’anno, il problema non risiede quindi nell’erogazione di incentivi comunitari, analogamente, l’innovazione e il cambiamento non saranno la loro rovina, come è stato lasciato loro intendere, né tantomeno lo sarà il Green Deal. 

Il problema è la malagestione istituzionale del settore e l’assenza di volontà politica a traghettare davvero la produzione verso modalità alternative, necessarie per assicurare il futuro al settore e a tutte e tutti noi.

In questo scenario, il Ministro Lollobrigida prova a cavalcare l’onda delle proteste per accaparrarsi qualche favore in più, sebbene l’opinione degli agricoltori sia divisa sul suo conto.

In un’intervista pubblicata sul Sole 24 Ore, il Ministro dichiara che “dove c’è agricoltura, anche industriale, c’è rispetto dell’ambiente e tutela del territorio”, negando in toto gli effetti che gli allevamenti intensivi – oltre il 90% dell’attività zootecnica italiana - hanno sulla condizione climatica.

Per Lollobirigida, la colpa è unicamente di Bruxelles, e così di lava le mani delle proprie responsabilità. La soluzione per lui sarebbe distribuire sussidi economici in modo indistinto, ritardare i tempi di raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità e assoggettare quest’ultima, come se già non lo fosse abbastanza, alle logiche economiche.

La linea politica prospettata da Lollobrigida e le lamentele adeguatamente malinformate degli agricoltori sono completamente prive di pensiero lungimirante.

Uno degli slogan degli agricoltori, che anche il Ministro con parole diverse sfrutta, è “senza agricoltura non c’è vita e non c’è futuro

Ed è proprio vero, ma le restrizioni contro cui gli agricoltori manifestano sono necessarie perché la terra possa essere ancora coltivabile, i raccolti non vengano distrutti da eventi climatici estremi sempre più frequenti e sempre più distruttivi, l’aria possa essere respirabile e non faccia ammalare le persone, o crescere prodotti malati.

Inoltre, in questa protesta, nelle dichiarazioni del Ministro, nelle interviste rilasciate dagli agricoltori, mai vengono citate le condizioni di degrado e sofferenza degli animali, mai vengono chiesti fondi per alleviare la breve vita di privazioni che sono costretti a sopportare, sebbene si sia sentito dire fin troppe volte che gli allevatori “tengono gli animali come fosse loro figli”. Forse come quelli trascinati in piazza, legati a trattori, portati ai caselli autostradali. Eppure, le coscienze delle persone stanno cambiando, e non potranno essere ignorate per sempre.

Ricordiamo che nel sistema di allevamento intensivo il legame tra animali e terra è stato completamente distrutto. Gli animali non vivono sulla terra, di cui tanto si parla, ma in capannoni chiusi e cementati. E le mucche o le pecore portate in giro per le strade, sull’asfalto, legate a trattori come polene, all’ingresso dell’autostrada, non fanno altro che riconfermare ancora una volta il trattamento crudele e totalmente privo di qualunque naturalità riservato agli animali considerati da reddito. Solo con il superamento di tutto questo l’agricoltura sarà salva, noi saremo salvi.

Il progresso, anche quello tecnologico  – parliamo ad esempio di carne coltivata, ma non solo –, di cui gli è stato detto di avere paura, è proprio quello che permetterà al settore agricolo di non fallire , alle migliaia di famiglie impiegate nel campo di guadagnare e sopravvivere.

Una politica che davvero ha a cuore i propri cittadini dovrebbe promuovere lo sviluppo agricolo sostenibile, riempiendo questo termine, “sostenibile”, di sostanza e soluzioni concrete: dovrebbe supportare la trasformazione e incentivare i lavoratori, anche economicamente, a farsi portatori della transizione alimentare, non strizzare loro l’occhio quando chiedono una deregolamentazione del settore, a discapito di diritti animali, sostenibilità e sanità pubblica.

L’unico futuro possibile è un futuro in cui il sistema alimentare non sarà più incentrato sullo sfruttamento di miliardi di animali.

A condizioni diverse di produzione sarebbero associate anche condizioni diverse di lavoro, migliori. A partire dalla giusta remunerazione di quanto viene prodotto.

Si manifesti e si gridi, ma per un futuro in cui animali, persone e ambiente sono messe effettivamente al primo posto.