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Traffici di animali: necessario rafforzare l'apparato normativo contro la corruzione

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Ultimo aggiornamento

martedì 01 febbraio 2022

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Uno dei punti che emersero dai lavori degli Stati Generali dell’Antizoomafia, svoltisi nel mese di giugno del 2019, fu la conferma dell’esistenza di interessi economici legati allo sfruttamento di animali che si intrecciano con le più tradizionali attività manipolatorie e pervasive come la corruzione, la connivenza con apparati pubblici infedeli, il perturbare gli appalti, il controllo delle attività illegali sul territorio.

Segnali di questo tipo, fu evidenziato negli Stati Generali, arrivano da diversi filoni zoomafiosi, come il traffico di cuccioli, la gestione dei canili, il controllo dei pascoli, la pesca illegale, la macellazione clandestina.

È di ieri la notizia di tre arresti per corruzione nella zona dei Castelli Romani ad opera dei finanzieri del Comando Provinciale di Roma, i quali hanno eseguito tre ordinanze di misura cautelare personale nei confronti di altrettanti soggetti, tra i quali un funzionario pubblico che avrebbe “chiuso un occhio”, in cambio di regalie, dopo aver scoperto un allevamento abusivo di cani di razza sprovvisto delle necessarie autorizzazioni amministrative e sanitarie.

Secondo quanto riportato dagli organi di stampa, gli approfondimenti avrebbero fatto emergere una vera e propria impresa abusiva, gestita da due persone e pubblicizzata su Instagram, finalizzata alla vendita di cani di razza, oltre 300 a quanto pare, privi di pedigree e microchip, i cui prezzi di vendita si aggiravano tra i 1.500 e i 2.000 euro l’uno. L’agire corruttivo avrebbe riguardato un funzionario dell’ASL che, secondo l’accusa, pur avendo individuato la struttura, in cambio di alcuni animali ricevuti in dono avrebbe omesso volontariamente di rilevare irregolarità nell’allevamento per il mancato rispetto delle normative di settore.

L’analisi dei vari business zoomafiosi conferma che è sempre più evidente la presenza di affaristi, imprenditori senza scrupoli e speculatori che, per il raggiungimento dei loro obiettivi, creano sinergie scellerate con funzionari collusi e faccendieri, uniti dall’interesse economico comune. Questa inchiesta, fatta salva la presunzione di innocenza per tutte le persone coinvolte fino a sentenza passata in giudicato, conferma che questo tipo di reati sono accompagnati spesso da fenomeni di corruzione e di falso documentale.

La corruzione esaspera il malaffare dei traffici contro gli animali, aprendo varchi nel sistema dei controlli.

Va rafforzato l’apparato normativo contro la corruzione con l’acquisizione di strumenti normativi tipici del contrasto alla criminalità organizzata, e vanno previste aggravanti per il coinvolgimento collusivo di pubblici ufficiali in questi reati, perché sono proprio loro che di fatto rendono possibile, con la loro malafede, la realizzazione e la continuazione del reato. Sul piano investigativo occorrerebbe intervenire più approfonditamente per far emergere questi profili criminali e per adottare strategie di contrasto più radicali. Parimenti occorrerebbe intensificare l’analisi e il contrasto a tutte le forme di maltrattamento organizzato di animali per individuare e reprimere in primis proprio il loro profilo organizzato e programmato, poiché si tratta di forme di maltrattamento intrinsecamente consociative che trovano la loro consumazione solo sotto forma di evento pianificato e strutturato.

Non è strategicamente vincente fermarsi alla repressione del singolo episodio delittuoso, ma occorre aggredire l’organizzazione che sta a monte di quel delitto e che lo ha progettato e realizzato, e, soprattutto, seguire la traccia dei soldi, così come ci ha insegnato Falcone.

Ciro Troiano
Responsabile Osservatorio Zoomafia LAV