Il nostro Paese, pur riconoscendo la situazione, non ha preso le dovute misure. La sentenza è definitiva.
Le autorità italiane mettono a rischio la vita degli abitanti della Terra dei Fuochi, l'area campana coinvolta nei decenni scorsi nell'interramento di rifiuti tossici.
Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato l'Italia che, pur riconoscendo la situazione, non ha preso le dovute misure. La Cedu ha stabilito che l'Italia deve introdurre senza indugio misure generali in grado di affrontare in modo adeguato il fenomeno dell'inquinamento in questione.
La Corte europea dei diritti umani ha condannato l'Italia, per il rischio "sufficientemente grave, reale e accertabile" per la vita degli abitanti nella Terra dei Fuochi che viene definito "imminente". Non solo, la Corte ha riconosciuto un rischio di morte "sufficientemente grave, reale e accertabile", che può essere qualificato come "imminente".
Un vero e proprio Biocidio un territorio che i clan hanno devastato e sfruttato per i loro loschi affari. Agnelli deformi - senza orecchie o con un occhio solo - nati nelle greggi che mangiavano erba avvelenata e bevevano acqua contaminata. La stessa acqua, e i prodotti di quella terra, che finivano nelle case dei residenti.
Non bisogna dimenticare che la camorra si è sempre caratterizzata per il suo agire antiecologista e che ha avuto la pretesa di trasformare il territorio, di governarlo secondo regole malsane, di controllare e gestire ogni suo singolo mutamento. I suoi business hanno avuto un forte “impatto ambientale”, manifestando un evidente spregio per la natura, gli uomini, gli animali e il loro ambiente. Del resto, controllare un territorio, trasformarlo secondo le proprie pretese, significa esercitare al meglio il dominio su persone, animali e cose che vi appartengono: vuol dire soggiogarli, sottometterli, opprimerli nel proprio ambiente.
La “psiche camorristica” impone un controllo totalitario su tutto: cose, animali, uomini e il loro ambiente e ne stravolge i ritmi, le regole naturali, i diritti più elementari.
Tra questi, menzione speciale per gli animali allevati, che insistono su quei territori e ne sono vittime, contribuendo a loro volta e loro malgrado alla degradazione dell'ambiente.
E se ci pensiamo bene, una situazione simile riguarda proprio uno dei territori più zootecnici d'Italia, una zona della pianura padana che qualche anno fa era stata definita “peggio della Terra dei Fuochi” della Campania, da un pentito della Camorra.
Ci troviamo a Brescia, dove sono state scoperte discariche abusive di rifiuti pericolosi in diversi comuni della provincia.
Ci troviamo in un territorio fortemente inquinato, con una presenza di allevamenti e animali altissima.
Nella sola provincia di Brescia a fronte di 1 milione e 200mila abitanti della provincia, sono allevati 1milione e 100mila maiali, circa la metà dei maiali allevati in Lombardia e più che in tutta l'Emilia-Romagna, ed oltre 450 mila bovini, un terzo del totale lombardo.
Non solo Brescia, ma tutta la zona della pianura padana ed in particolare del triangolo zootecnico formato anche da Cremona e Mantova è fortemente inquinata e la presenza così massiccia di allevamenti è una delle cause principali.
Secondo Ispra, il 94% delle emissioni di ammoniaca sono dovute alle attività agricole e di queste l'84% da quella zootecnica, con conseguenze gravi sull'inquinamento dell'aria e la formazione delle temute polveri sottili. A ciò si aggiunge l'inquinamento dei terreni e delle acque a causa degli sversamenti di liquami, per cui l'Italia è già finita in procedura di infrazione ricevendo una lettera di costituzione in mora e un parere motivato, che hanno quindi aperto la fase di pre-contenzioso con l'UE, per il superamento dei limiti fissati dalla direttiva europea sui nitrati, che ha fissato limiti per proteggere le acque dai nitrati di origine agricola.
Anche in questo caso parliamo di intossicazione dell'ambiente e della salute umana che dimostrano come una terra è diventata a tutti gli effetti una Terra dei Fuochi, che richiede interventi urgenti per invertire la rotta.
URGENTI BONIFICHE E POLITICHE LUNGIMIRANTI
Ora avanti con le bonifiche per restituire ad un territorio sicurezza ambientale, salute e bellezza, e non solo perché così stabilisce la sentenza Cedu, ma perché lo meritano le vittime, l'ambiente, e tutti i suoi abitanti, umani e non.
E avanti con una pianificazione che non dia in pasto un territorio agli allevamenti e alle monocolture ad essi necessarie, ma che si faccia promotori di politiche lungimiranti mettendo un freno a nuove aperture o ampliamenti di strutture zootecniche e ripensando un modello di sviluppo diverso, proprio a partire dalla Lombardia, che non si basi sullo sfruttamento seriale e distruttivo di milioni di animali stipati in capannoni industriali e avvelenamento delle acque, della terra e dell'aria.
Photo Credits: Associazione una Terra per tutti via Wiki-Wikipedia