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I teli da pacciamatura compostabili possono essere inclusi tra i fertilizzanti?

L’inclusione dei teli da pacciamatura compostabili nella regolamentazione europea sui fertilizzanti rappresenterebbe uno stimolo alla bioeconomia circolare.

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Ultimo aggiornamento

venerdì 29 dicembre 2023

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La pacciamatura è una pratica agricola che consente da un lato di controllare la proliferazione di erbe infestanti senza agrofarmaci, dall’altro di evitare problematiche legate a condizioni climatiche estreme.

Lo smaltimento dei teli da pacciamatura convenzionali pone però seri problemi al settore agricolo: in questo senso le alternative realizzate con bioplastiche compostabili, rappresentano dunque una soluzione efficace. Mantengono l’efficienza agronomica necessaria, in particolare in termini di aumento della resa e della qualità delle colture, di controllo delle erbe infestanti e di aumento della temperatura e dell'umidità del suolo. Grazie alla loro completa biodegradabilità i teli in bioplastica, come ad esempio quelli in Mater-Bi, non devono essere recuperati e smaltiti al termine del ciclo colturale ma vengono  lavorati nel terreno e si biodegradano ad opera dei microrganismi, consentendo quindi un risparmio di termini di tempo e risorse, e andando a fertilizzare il suolo.

Nonostante tutte queste caratteristiche, attualmente il Regolamento UE sui prodotti fertilizzanti (FPR) non contempla i teli da pacciamatura in bioplastica. Tuttavia entro il 16 luglio 2024 la Commissione UE dovrà valutare la possibilità di includerli nella cosiddetta "categoria di materiali componenti" (CMC 9), che descrive i polimeri diversi da quelli nutritivi.

Si tratterebbe di un passo fondamentale per dare ulteriore stimolo alla bioeconomia circolare anche nel settore agricolo e per limitare la quantità di microplastiche nel terreno.