Stop pellicce in UE: azione dimostrativa delle Associazioni durante la Fashion Week
Nella serata di ieri, 20 settembre, data di inaugurazione della Settimana della Moda a Milano, le associazioni LAV, Humane Society International/Europe, ALI - Animal Law Italia ed Essere Animali hanno proiettato sull’edificio dove ha sede la Camera Nazionale della Moda Italiana (organizzatrice delle Fashion Week) un messaggio importante e urgente: “Act now for a Fur Free Europe”.
Un esplicito invito alla mobilitazione rivolto a tutti i cittadini europei per indurre la Commissione UE ad avviare una iniziativa legislativa finalizzata alla estensione in tutti gli Stati membri del divieto di allevamento di animali allo scopo di ricavarne pellicce e, anche, alla introduzione in tutta l’Unione Europea di un divieto di commercio (ed import) di prodotti di pellicceria.
Dopo il recente ampio successo raggiunto con le Iniziative dei Cittadini Europei “End the Cage Age” (per lo stop alle gabbie negli allevamenti, raggiungendo 1,4 milioni di firme validate) e “Salviamo i Cosmetici Cruelty Free” (per lo stop alla sperimentazione animale, raccogliendo 1,4 milioni di firme), le associazioni animaliste di tutta Europa, rappresentate in Italia da Essere Animali, Humane Society International/Europe, ALI - Animal Law Italia e LAV, hanno dato avvio, già lo scorso 18 maggio, alla ICE “Fur Free Europe” riscuotendo, ancora una volta, un ampio consenso: nei primi 4 mesi sono già state raggiunte +350mila firme.
L’obiettivo è di superare la quota di 1 milione di firme necessaria per impegnare la Commissione UE a dare seguito all'Iniziativa dei Cittadini Europei.
L’Iniziativa dei Cittadini Europei è lo strumento previsto dal diritto comunitario per generare un processo decisionale più democratico, per questo le istanze che beneficiano di un ampio consenso (la procedura prevede almeno 1 milione di firme valide raccolte in 12 mesi e in almeno 7 Stati membri) devono essere prese in considerazione dalla Commissione europea.
In Europa sono già 13 gli Stati membri che hanno formalmente messo al bando l’attività di allevamento di animali allo scopo di ricavarne pellicce (Austria, Belgio – dal 2023, Croazia, Estonia – dal 2026, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Olanda, Rep. Ceca, Slovacchia, Slovenia); tra questi anche l’Italia con il divieto vigente dall’1 gennaio di quest’anno e grazie al quale verranno risparmiati ogni anno non meno di 60.000 visoni (che, stando all’ultimo ciclo produttivo utile, ogni anno venivano appositamente allevati per poi essere uccisi). Altri Stati membri hanno posto restrizioni: in Germania non esistono più allevamenti; in Spagna non è possibile avviarne di nuovi. In area europea, hanno vietato gli allevamenti “di pellicce” anche Regno Unito, Norvegia (dal 2025) Serbia, Macedonia del Nord, Bosnia (dal 2028), ed anche in Svizzera sono in vigore disposizioni locali particolarmente restrittive, che di fatto impediscono l'apertura di allevamenti.
Per coerenza, Fur Free Europe chiede anche il divieto di commercio e di import di prodotti di pelliccia; un divieto che, nel rispetto delle regole del commercio internazionale, è già vigente in California (dal 2019) e in Israele (dal 2021).
Il testo integrale della ICE “Fur Free Europe” è disponibile sul sito istituzionale della Commissione UE: leggi qui.
Sebbene vigano tanti divieti nazionali, nell’Unione Europea ancora 18 milioni di animali (visoni, volpi, cani procioni, cincillà) vengono appositamente allevati ogni anno per poi essere uccisi al fine di ricavarne pellicce.
Sono ormai molte le principali case di moda globali che della scelta fur-free hanno fatto un valore aggiunto delle proprie politiche di sostenibilità. Tra le italiane: Elisabetta Franchi, Giorgio Armani, Gucci, Versace, Prada, Valentino, D&G, Zegna, e YNAP Group. Un trend che si riflette anche nei numeri: in Italia il giro d'affari del commercio di pellicce è calato da 1,8 miliardi di euro nel 2006 a 814 milioni di euro nel 2018 (fonte: Associazione Italiana Pellicceria).
“È necessario un intervento legislativo a livello europeo per armonizzare, in tutti gli Stati membri, il divieto di allevamento e per introdurre in tutta l’Unione Europea anche il divieto di commercio ed import di prodotti di pelliccia” - concludono le associazioni promotrici dell’ICE Fur Free Europe in Italia.