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Statistiche UE: nel 2020 utilizzati 8.8 milioni di animali nella sperimentazione

Il numero di animali utilizzati e uccisi dalla ricerca risulta ancora elevatissimo: 8.8 milioni nel 2020. L'Italia è tra  primi Paesi,  soprattutto per cani e scimmie. 

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giovedì 04 maggio 2023

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Ricerca senza animali

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In Italia torturati e uccisi più di 450 mila animali in un anno

La Commissione europea ha finalmente pubblicato le statistiche relative agli animali utilizzati per fini sperimentali in tutta Europa e Norvegia nel 2020.

Anche se modelli non animali sono indicati come prioritari dalla direttiva europea e dai decreti nazionali, il numero di animali utilizzati e uccisi nella ricerca rimane ancora altissimo8.8 milioni nel 2020 contro i 9.3 milioni del 2017.
Il lieve decremento non risponde a quanto richiesto dalla norma da oltre 13 anni  e la diminuzione è, presumibilmente, causata dalle limitazioni imposte dalla pandemia da Covid-19.
 

Su scala europea, l’Italia si classifica quinta  su 28 Paesi analizzati, con più di 450 mila animali e sesta  per il ricorso a specie particolarmente protette, come cani e primati non umani (più di 1000 in un solo anno, un record nazionale inaccettabile).

Le statistiche confermano anche il deludente quadro italiano già denunciato da LAV, che vede il 50% degli animali  sottoposto ai più elevati livelli di dolore.

  • 18.000 animali geneticamente modificati per farli nascere con modificazioni fenotipiche, alterazioni genetiche che li rendono sofferenti fin dalla nascita.
  • 12.000  animali  utilizzati negli invasivi test per la sensibilizzazione cutanea o per le irritazioni oculari sebbene siano già disponibili metodi sostitutivi validati.
  • L’80% dei primati non umani arriva, nonostante la norma ne disincentivi l’uso e l’importazione, da Asia e Africa. Ci chiediamo come sia possibile che  la cattura di animali selvatici – anche a rischio d’estinzione -  sia ancora consentita per la sperimentazione.
  • In 3 soli anni i gatti utilizzati e uccisi sono passati da  1517 a 2464.

Aumenta il numero di animali riutilizzati in una seconda procedura, soprattutto su cani, gatti, primati ed equidi esposti a due consecutivi livelli di dolore alti (cioè in cui il primo test appartenga alla classe di dolore classificata come “grave”) anche se ciò non è consentito dalla direttiva europea, se non per particolari eccezioni. Si tratta di una procedura evidenziata dalla stessa Commissione Europea che invita le autorità a monitorare e a evitare il più possibile che ciò accada.

LAV è attiva su questo fronte fin dal 2013, con la richiesta di divieti legati al riutilizzo e impiego di animali per trapianti di organi fra specie e test sulle sostanze d’abuso, come alcol e tabacco.

SONO NECESSARIE STRATEGIE CONCRETE

I dati analizzati, a dir poco sconfortanti, si inseriscono in un contesto europeo e nazionale in cui – almeno ufficialmente – la totale sostituzione degli animali nella ricerca dovrebbe essere una priorità scientifica. Se così fosse, ci aspetteremmo una diminuzione più rapida e decisa, mentre il fenomeno non accenna a diminuire in modo concreto. Valeria Albanese - Campaigner Ricerca Senza Animali LAV

Alcuni stati, come l’Olanda, che si è posta l’obiettivo di liberarsi dei test con animali entro il 2025, si sono già dichiarati pronti per un cambiamento.

E l’Italia?

Auspichiamo che il Ministero della Salute, considerate anche la chiara volontà espressa dai cittadini italiani e l’enorme successo della recente raccolta firme europea contro la vivisezione,  metta in atto efficaci strategie concrete che permettano al nostro Paese di tornare ad essere leader nella ricerca e nell’evoluzione della conoscenza e di salire ai primi posti di una classifica meritevole, quella dei Paesi in cui i metodi sostitutivi, innovativi e all’avanguardia, avranno soppiantato gli attuali metodi crudeli, antiquati e inefficaci.Michela Kuan - Responsabile Ricerca Senza Animali LAV