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Sono 18 miliardi gli animali macellati ogni anno e mai consumati

Spreco alimentare, ma soprattutto sfruttamento e uccisioni mai necessari. 

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venerdì 12 gennaio 2024

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Perdite di vite animali sempre ingiustificabili

Uno studio condotto dall'Università di Leiden, nei Paesi Bassi, e pubblicato sulla rivista scientifica Sustainable Production and Consumption ha calcolato quanti tra gli individui che vengono allevati e uccisi ogni anno per il consumo alimentare non vengano mai consumati.

Un team di ricercatori ha analizzato il sistema produttivo e il consumo di 6 tra gli animali più allevati al mondo e i numeri sono terribilmente alti: i ricercatori hanno infatti stimato che ogni anno vengono sprecate 52,4 milioni di tonnellate di carne commestibile già senza ossa, che equivale a 18 miliardi di animali allevati e uccisi e non consumati né da umani, né da altri.

I calcoli, effettuati sulla produzione di carne suina, bovina, ovina, capra, di pollo e di tacchino in 158 Paesi, indicano che gli sprechi più elevati relativi al consumo di carne sono stati registrati in Nord America, Oceania, Europa e Asia industrializzata.

E se era già noto che un terzo del cibo, a livello globale, venisse sprecato, non si era ancora a conoscenza del fatto che i prodotti animali costituivano il 12% di quella perdita.

Ciò che emerge, ogni giorno di più, è che il sistema alimentare, basato sullo sfruttamento di animali ed il comparto zootecnico, focalizzato solo alla produzione e tutelato per esclusivi interessi economici, rappresenta una costante ed enorme perdita di vite e di risorse ambientali.

I ricercatori dello studio in analisi hanno sottolineato che si otterrebbe una riduzione fino al 50 per cento degli sprechi solo con l’applicazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, obiettivi sui quali siamo ancora molto indietro.

Ad ogni modo LAV ritiene che non vi sia possibilità alcuna per la zootecnia di essere parte attiva alla lotta al cambiamento climatico, e prendere consapevolezza di ciò può essere un’ulteriore valida motivazione per passare ad un’alimentazione vegetale.