Da alcuni giorni si è aperto sul blog di Beppe Severgnini, Italians, un dibattito sulla sperimentazione animale.
Le sofferenze negli stabulari e la non predittività del modello animale per l’uomo non sono invenzioni animaliste: statistiche ministeriali indicano il ricorso a dolorose procedure senza anestesia (trapianti, ulcere, lesioni cerebrali e stimolazioni profonde con elettrodi) ed evidenze scientifiche sono note grazie a numerose pubblicazioni.
I campi di applicazione degli animali non riguardano solo i test farmacologici (meno del 50%) ma anche sviluppo di apparecchiature, ricerca di base, studi di tossicità, malattie, didattica, esperimenti bellici e cosmetici.
La vivisezione comporta errori e ritardi nella scienza: ne sono una testimonianza le 225.000 morti all’anno negli USA per cause avverse ai farmaci, o l'allarmante 90% dei farmaci che non supera le prove cliniche, con spreco di denaro e menti che lavorano per produrre dati inutilizzabili.
I test su animali sono antiscientifici, immorali e fuorvianti perché nessuna specie vivente può essere modello sperimentale per altre specie a causa delle infinite e concatenate differenze genetiche, anatomiche, biologiche, metaboliche, psichiche, etologiche che le contraddistinguono: ciò che risulta innocuo negli animali può essere tossico per l’uomo, risultato che oltretutto sarà noto solo a posteriori.
La lobby vivisettoria ha volutamente confuso salute e malattia, con campagne pubblicitarie pro medicinali, a scapito di campagne per prevenire le malattie (alimentazione corretta, stile di vita, attività fisica, ecc.); questo processo ha fatto passivamente accettare la vivisezione come un “male necessario”, ma essa ha sempre due conseguenze tragiche prima sull’animale e poi sull’uomo. Infatti, è in aumento lo spostamento dei test e clinici in Paesi economicamente depressi, dove i controlli sono minori o inesistenti.
Le Istituzioni nazionali ed europee dovrebbero impegnarsi per concretizzare l’implementazione dei metodi alternativi, come voluto dalla legge e non solo dagli animalisti.
Michela Kuan, responsabile LAV vivisezione