Le immagini terribili andate in onda a Report raccontano per l’ennesima volta ciò che LAV denuncia da tempo: animali sottoposti a crudeltà sistemica.
L’inchiesta “che Porci!” di Giulia Innocenzi andata in onda ieri sera su Report, torna ancora una volta a mostrare le enormi criticità degli allevamenti, anche di quelli considerati “eccellenza” del made in Italy, come gli allevamenti di maiali per il blasonato Prosciutto di Parma.
Le immagini sono state raccolte in un allevamento di Cremona, uno dei quasi 3600 allevamenti del circuito DOP del Prosciutto di Parma.
Suini in gabbie cosparse di veleno per topi, scrofe e verri soliti mangiare pastoni realizzati con acqua ossigenata, accanto anche a conspecifici morti da giorni ed in putrefazione, divengono quindi salumi dell’eccellenza made in Italy.
Le immagini terribili andate in onda raccontano per l’ennesima volta ciò che la LAV denuncia da tempo : animali negli allevamenti che, già poco tutelati dalla normativa di riferimento, che ammette una vera e propria crudeltà sistemica, vengono maltrattati e detenuti in condizioni infernali in numerosi allevamenti di Italia e di Europa. I pochi controlli presenti non risolvono i problemi che, puntualmente, chi entra in allevamento rileva.
Animali maltrattati, considerati come meri prodotti e detenuti in condizioni igienico sanitare inaccettabili non sono casi isolati nel comparto zootecnico, anche per l’elevato numero di animali allevati in ogni struttura. Non è possibile curare il singolo laddove il singolo ha un valore economico inferiore ai costi delle cure. Non è conveniente. E per la grandissima maggioranza di allevamenti si parla di complessi industriali, con decine di migliaia di animali al loro interno, dove non c’è modo di prestare attenzione al singolo individuo. Individui che quindi, se malati o feriti, diventano presto scarti.
In situazioni del genere non sono previsti piani di evacuazione e/o di messa in sicurezza degli animali in caso di emergenza, né tantomeno sono previste misure di contenimento dei rischi igienico sanitari che potrebbero verificarsi in caso di distruzione delle strutture con lo sversamento di reflui e liquami.
Questo è ciò che è accaduto e che sta continuando a verificarsi in seguito all’alluvione in Emilia-Romagna: una regione geologicamente alluvionale, che è anche la terza regione con più allevamenti in Italia, dove ormai lo spargimento di reflui, in seguito all’esondazione dei fiumi e l’innumerevole quantità di corpi di animali allevati morti ed in putrefazione, sta determinando l’elevato rischio di crisi igienico – sanitaria.
Basta la fotografia della Banca Dati Nazionale dell’anagrafe zootecnica, che individua nella sola Emilia-Romagna ben 20 milioni di avicoli, 1 milione di suini, 579mila bovini, per capire come la regione che veniva chiamata Food Valley sia diventata una Death Valley, viste le ripercussioni che si avranno su tutto l’ecosistema.
A questa situazione infernale, si aggiungono anche episodi gravissimi quali quelli denunciati dall’associazione Horse Angels, che, a Villanova di Bagnacavallo, ha visto un allevatore impedire il salvataggio dei suini del proprio allevamento allagato.
Sono diverse le segnalazioni pervenute alle associazioni per la protezione degli animali che riguardano allevatori che non hanno fatto nulla per salvare i propri animali, condannandoli a morte certa in recinti senza via di fuga, o che hanno addirittura impedito le operazioni di soccorso degli animali.
Il comparto zootecnico vede tendenzialmente l’animale come un prodotto che può essere sostituito alla stregua di un oggetto e del quale, anzi, converrebbe la sostituzione piuttosto che il salvataggio. Questa assurda e crudele eventualità trova la propria convenienza negli indennizzi che gli allevatori colpiti dall’alluvione riceveranno.
LAV si unisce alla richiesta di Horse Angels, affinché non siano risarciti quegli allevatori che non hanno fatto nulla o addirittura impedito di salvare i loro animali, laddove si possa dimostrare che costoro avrebbero potuto intervenire per contenere le perdite.
Inoltre, quantomai attuale è azzerare i finanziamenti destinati al comparto zootecnico, un settore che contribuisce a distruggere il pianeta e ad alterare il clima, con conseguenze devastanti come quelle che hanno colpito l’Emilia-Romagna in queste settimane.