Senza gabbie è possibile
“La transizione verso allevamenti senza gabbie per tutti gli animali è fattibile, oltre che doverosa” è ciò che hanno affermato Animal Equality, CIWF Italia Onlus, Essere Animali e HSI/Europe nell’evento organizzato per la coalizione italiana End the Cage Age, al fine di discutere il passaggio a sistemi cage-free per conigli e quaglie, con la presentazione di un report in merito, realizzato dal CRPA – Centro Ricerche Produzioni Animali e presentato durante il convegno “Senza gabbie è possibile– Dare seguito all’Iniziativa dei Cittadini Europei End the Cage Age per tutti gli animali”, tenutosi ieri a Roma, presso Spazio Europa.
In Europa, ogni anno, oltre 300 milioni di animali (galline, scrofe, vitelli, conigli, quaglie e anatre) vengono ancora allevati in gabbia, per tutta o una parte significativa della loro vita. Oltre 40 milioni di loro solo in Italia. In risposta all'Iniziativa dei Cittadini Europei End the Cage Age, la Commissione Europea si è impegnata a proporre entro il 2023 una normativa per eliminare l’utilizzo delle gabbie nell’allevamento.
Siamo fieri, oggi, di potere gettare luce sulla situazione degli animali più dimenticati tra quelli che soffrono nelle gabbie, italiane ed europee: i conigli e le quaglie. Milioni e milioni di individui privati di tutto ciò che renderebbe la loro vita almeno maggiormente compatibile con i loro bisogni etologici. Non esageriamo dicendo che la vita in gabbia per loro è una vera tortura.
Alice Trombetta, direttrice di Animal Equality Italia, ha ricordato il percorso compiuto per arrivare al successo dell’Iniziativa dei Cittadini Europei End the Cage Age che, con la straordinaria mobilitazione dei cittadini, ha condotto alla raccolta di 1.4 milioni di firme certificate.
Non è tempo per le esitazioni, né tantomeno per un dietro front. E’ tempo di abbracciare con entusiasmo una versione migliore della nostra società. Liberare gli animali dall’incubo delle gabbie, un incubo che NOI abbiamo creato, è il minimo che possiamo fare per loro.
Martina Pluda, direttrice per l’Italia di HSI/Europe, ha sottolineato come la transizione ad allevamenti senza gabbie sia tanto più urgente per i conigli e le quaglie, animali non protetti da alcuna normativa specie-specifica europea o nazionale.
Sebbene l’articolo 13 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea richiami l’Unione Europea e gli Stati Membri a tenere pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali in quanto esseri senzienti, le specie protagoniste dell’incontro odierno languono in gabbia e un in vuoto legislativo da colmare urgentemente.
Animali stipati in spazi piccolissimi, come ha ricordato Claudio Pomo, Responsabile Sviluppo di Essere Animali, illustrando le scioccanti immagini raccolte dalla sua organizzazione in allevamenti delle due specie in questione.
Risale al 2012 la nostra prima inchiesta sulle gabbie – anche la nostra ultima, di queste settimane, è sulle gabbie. Queste immagini ci rendono tristi e arrabbiati. Sono passati dieci anni e le cose devono cambiare.
Il Dr. Marcello Volanti, medico veterinario che si occupa di allevamenti biologici, biodinamici ed estensivi ha confermato che la necessità di relegare l’allevamento in gabbia al passato ha anche solide ragioni scientifiche.
Non si può parlare di benessere in gabbia, perché conigli e quaglie sono impossibilitati nel movimento e nell'espressione dell'etogramma di specie. Questi animali vivono in uno stato di permanente sofferenza che non comprendono ma sopportano per grande capacità di adattamento. Lo stare in gabbia comporta all'animale una serie di gravi problematiche fisiche e psicologiche.
Una parte importante del convegno ha riguardato la presentazione del report “Valutazione dell'impatto economico dell'eliminazione delle gabbie negli allevamenti di conigli da ingrasso e quaglie” realizzato dal CRPA – Centro Ricerche Produzioni Animali – per conto di CIWF Italia, Essere Animali e HSI/Europe, che analizza in dettaglio i costi di passaggio a sistemi cage-free per conigli da ingrasso e quaglie, sia ovaiole che allevate per la loro carne, in Italia.
Per quanto riguarda i conigli le gabbie bicellulari, che non danno alcuna garanzia in termini di benessere animale, possono essere sostituite dai sistemi park, ovvero in recinti sopraelevati e privi di copertura, in cui gli animali sono in grado di esprimere alcuni dei loro comportamenti naturali più elementari, come quello di saltare e nascondersi. Per quanto riguarda le quaglie, le gabbie in cui sono stipate decine di animali, possono essere sostituite da sistemi “free-to-fly”.
Secondo lo studio, nelle 4 regioni che allevano l’80% dei conigli da ingrasso (Veneto, Piemonte, Lombardia e Friuli Venezia-Giulia) il costo totale di investimento per effettuare la dismissione delle gabbie e il passaggio al sistema park ammonterebbe a circa 150 milioni di euro. Per le quaglie invece, su base nazionale, a 1,7 milioni di euro per le quaglie produttrici di uova, mentre 810.000€ per quelle allevate per la loro carne.
Alessandro Gastaldo, ricercatore del CRPA, illustrando il report realizzato da un gruppo di lavoro composto anche da Paolo Rossi e Ambra Motta.
Anche nei comparti minori, come quelli dei conigli e delle quaglie, stanno destando sempre maggiore interesse le tecniche alternative di allevamento che puntano a un miglioramento del benessere animale, soprattutto agendo sull’eliminazione delle gabbie per tutto il ciclo di vita dell’animale. Con questi sistemi è possibile migliorare la qualità di vita dei soggetti allevati, in particolare dai punti di vista della socializzazione, della libertà di movimento e della maggiore stimolazione sensoriale, con possibilità per gli animali di assumere comportamenti più consoni all’indole specifica, con forte riduzione dei comportamenti anomali (stereotipie motorie). I costi di questa riconversione sono risultati pari a 29-53 € per posto coniglio da ingrasso e a 5,45 e 2,63 € rispettivamente per quaglie ovaiole e da ingrasso.
A nome di tutta la coalizione italiana End The Cage Age, Animal Equality, CIWF Italia, Essere Animali e HSI/Europe hanno rinnovato l’appello al Governo italiano, al ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida e al ministro della Salute Orazio Schillaci, a dare il proprio fondamentale contributo sia sostenendo il divieto legislativo delle gabbie a livello europeo sia avviando, tramite politiche economiche mirate, la transizione cage-free anche in ambito nazionale. “Lo studio del CRPA ha mostrato fattibilità e costi. Non ci sono scuse. Bisogna solo volerlo. Chiediamo al Governo di investire nella transizione cage-free senza indugi” hanno detto le associazioni.
L’evento ha visto gli interventi anche delle parlamentari Eleonora Evi (Alleanza Verdi e Sinistra), Michela Vittoria Brambilla (Misto) e Alessandra Maiorino (Movimento 5 Stelle).
Una mobilitazione straordinaria di cittadini europei e il lavoro instancabile di moltissime ONG hanno portato ad ottenere l’impegno storico da parte della Commissione europea di proporre nel 2023 una legislazione per abbandonare l’allevamento in gabbia. Ora tocca alla politica ascoltare i richiami della scienza e agire. Non ci sono più scuse, la transizione verso sistemi di allevamento cage free sono fattibili. E l’Italia, ancora fanalino di coda, deve fare la sua parte, sia a livello nazionale che europeo per porre fine una volta per tutte alla barbarie dell’allevamento in gabbia.
Michela Vittoria Brambilla ha dichiarato:
Al governo del mio paese, e agli stessi operatori economici del settore, chiedo di appoggiare convintamente la transizione ad un allevamento senza gabbie per il quale si è già impegnata la Commissione europea. Allo scopo non bisogna avere esitazioni a spendere di più: “Tutto ciò che serve” per una battaglia di modernità e di civiltà.
Alessandra Maiorino ha dichiarato:
Passare ad un sistema di allevamento senza gabbie non solo è possibile, ma è doveroso per rispettare il benessere degli animali e tutelare la salute umana. Non dimentichiamo però che tale istanza nasce soprattutto da un'accresciuta presa di coscienza e sensibilità dei cittadini e delle cittadine rispetto ad un sistema che vede ancora degli esseri senzienti, gli animali, appunto, sfruttati alla stregua di una semplice merce, costringendoli a subire trattamenti inumani. Come Movimento 5 Stelle abbiamo sposato la causa End the Cage Age, inserendola anche nel nostro programma politico, in quanto siamo convinti che sia necessario trovare un nuovo equilibrio tra uomo e ambiente.
L'evento si è concluso con la dichiarazione:
Un divieto legislativo all'uso delle gabbie in allevamento è, tra tante, la conquista più grande che possiamo ottenere nel prossimo futuro. Con l'impegno della Commissione Europea, siamo molti più vicini a realizzarla. Continueremo a lavorare senza sosta affinché questo sistema crudele, primitivo e obsoleto venga relegato al passato per tutti gli animali.
NOTA:
Formata da 22 associazioni* la coalizione trae il proprio nome dall’Iniziativa dei cittadini europei (ICE) End The Cage Age, che ha raccolto oltre 1 milione e 400 mila firme certificate in tutta Europa, ed è stata la prima ICE su un tema legato agli animali allevati a scopo alimentare ad avere successo, nonché la terza in assoluto per numero di firme nella storia dell’UE. Un risultato straordinario, che mostra in modo inequivocabile la sempre maggiore sensibilità dei cittadini verso le condizioni di vita degli animali allevati. Ed è proprio riconoscendo la voce forte e chiara dei cittadini che la Commissione Europea lo scorso 30 giugno ha dichiarato di accogliere le istanze dell’ICE End the Cage Age, impegnandosi pubblicamente a presentare entro il 2023 una proposta legislativa per eliminare gradualmente le gabbie, con l’obiettivo di arrivare, entro il 2027, al divieto totale del loro impiego nell’UE.
*Amici della Terra, Animal Aid, Animal Equality Italia, ALI - Animal Law Italia, Animalisti Italiani, CIWF Italia Onlus, Confconsumatori, ENPA, Essere Animali, HSI /Europe, Il Fatto Alimentare, Jane Goodall Institute Italia, LAC – Lega per l’Abolizione della Caccia, LAV, Legambiente, LEIDAA, LNDC Animal Protection, LUMEN, OIPA, Partito animalista, Terra Nuova, Terra! Onlus.