Nella mattina 23 luglio, il Senato ha finalmente approvato l’articolo 21 della “Legge europea 2014”, grazie al quale d’ora in poi nel nostro Paese sarà vietato catturare gli uccelli migratori per farne dei richiami da caccia.
Con un ritardo di oltre 35 anni e con numerose procedure d’infrazione aperte a suo carico, l’Italia si è così adeguata alla Direttiva comunitaria 2009/147/Ue che vieta l’uso di metodi non selettivi per la cattura degli uccelli. Le reti e il vischio, normalmente utilizzati dagli uccellatori, sono finalmente fuorilegge anche nel nostro Paese. C’è da dire che la formula legislativa approvata, come spesso accade in Italia, è piuttosto cavillosa, lascia quindi spazi aperti ad eventuali evoluzioni future – in pejus - della normativa comunitaria. Eccola:
L'attività di cattura per l'inanellamento e per la cessione ai fini di richiamo può essere svolta esclusivamente con mezzi, impianti o metodi di cattura che non sono vietati ai sensi dell'allegato IV alla direttiva 2009/147/CE da impianti della cui autorizzazione siano titolari le province e che siano gestiti da personale qualificato e valutato idoneo dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. L'autorizzazione alla gestione di tali impianti è concessa dalle regioni su parere dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, il quale svolge altresì compiti di controllo e di certificazione dell'attività svolta dagli impianti stessi e ne determina il periodo di attività.
Quello sopra riportato è il comma 3 dell’articolo 4 della legge 157 /92, così come è stato modificato introducendo la parte evidenziata in grassetto. Ne deriva che, dove sarebbe stato sufficiente un comma che sancisse inequivocabilmente: “L'attività di cattura per l'inanellamento e per la cessione ai fini di richiamo è vietata”, i nostri rappresentanti parlamentari hanno preferito non scontentare troppo il mondo venatorio, già notevolmente irritato, limitandosi ad adeguare la norma vigente alle prescrizioni dettate dalla direttiva europea. Ovviamente la Lega Nord come sempre si è distinta per la sua posizione filo-venatoria, anche assumendo posizioni pregiudiziali che, se approvate, avrebbero garantito l’apertura di nuove procedure d’infrazione contro il nostro Paese.
C’è da dire e da rendere merito ad alcuni senatori - De Petris, Uras, Amati, Cirinna', Moronese, Fucksia – che avevano presentato una formulazione inequivocabilmente anti-caccia: "La cattura, l'allevamento e l'utilizzo degli uccelli a fini di richiamo sono vietati", bocciata però da una maggioranza del tutto trasversale ai partiti.
Naturalmente siamo felici che la modifica sia stata introdotta e che quindi le reti ed il vischio non siano più utilizzabili. Spiace solo che si sia persa l’occasione per dare un chiaro segnale a quell’80% della popolazione italiana che vorrebbe la chiusura definitiva della caccia.
Ancora una volta la maggioranza dei politici ha preferito non schierarsi apertamente a favore della maggioranza dei loro elettori, prediligendo una soluzione di compromesso che non scontentasse troppo quella parte di mondo venatorio che impegna il suo tempo ammazzando i piccoli uccelli migratori nel momento in cui si recano verso i luoghi di svernamento. Prima dell’approvazione dell’articolo 21, durante l’autunno di ogni anno, decine di migliaia di uccelli migratori venivano catturati nel corso del loro volo verso le zone di svernamento. Uccelli abituati a coprire migliaia di chilometri, ad avere per solo limite il cielo, dal momento della cattura erano costretti a vivere in gabbie delle dimensioni di un foglio A4.
Aperti con una lametta per determinarne il sesso, spennati a vivo, rinchiusi tutto l’anno in cantine fredde e al buio, sottoalimentati, all’apertura della stagione venatoria venivano riportati alla luce. Convinti del sopraggiungere della primavera, i loro ritmi biologici così sfalsati li inducevano a cantare a tutto vantaggio dei cacciatori da appostamento che li utilizzavano, quindi, come richiami per altri malcapitati uccelli che finivano uccisi dalle doppiette.
Bisogna anche ricordare che la cattura degli uccelli nei roccoli (gli impianti con le reti), nascondeva un fiorente commercio illegale di uccelli catturati ma mai registrati nelle banche dati provinciali. Basti pensare che un merlo poteva essere venduto al mercato nero anche per 150 Euro. Uccelli catturati ma mai censiti che poi finivano regolarmente nelle mani dei cacciatori a seguito delle contrattazioni che spesso si svolgevano all’ombra dei tendoni delle “sagre dei osei” che ancora infestano troppi paesi del nord Italia.
Finalmente ora possiamo parlare al passato, finalmente non sarà più possibile catturare uccelli migratori per poi avviarli alla caccia da appostamento, un altro piccolo ma significativo passo verso la chiusura definitiva della caccia è stato compiuto