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Gino, il cane senza nome segnalato allo Sportello LAV contro i maltrattamenti di Trento

Trascurato dal proprietario, viveva con altri 8 cani che non lo lasciavano mangiare, prevaricandolo. Oggi, grazie a LAV, ha iniziato un percorso di recupero.

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Ultimo aggiornamento

venerdì 26 luglio 2024

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Segnalare un caso di maltrattamento è il primo importante passo per salvare un animale

Gino non aveva un nome prima di incontrare la LAV.

Viveva ad Arco, in provincia di Trento, in una tenuta all’apparenza disabitata insieme ad alti 8 cani. Alcuni di loro si trovavano all’esterno, in un giardino; altri erano rinchiusi in uno scantinato buio, sporco e maleodorante. Il proprietario si recava sul posto solo nei fine settimana, lavorando fuori dalla provincia. Gli animali, a suo dire, erano sfamati quotidianamente dalla sua compagna.

Eppure, le loro condizioni hanno indotto qualcuno a fare una segnalazione per maltrattamento, che è stata accolta dallo Sportello LAV contro i maltrattamenti sugli animali di Trento.

LAV si è immediatamente attivata per effettuare dei sopralluoghi, il primo dei quali con la Polizia locale, e parlare con il proprietario degli animali. "Come si chiama?" hanno chiesto i volontari LAV all’uomo, indicando uno dei cani, il più impaurito e deperito, pieno di ferite da morso sul corpo, probabilmente causate proprio dagli altri cani che stavano con lui. "Non ha nome", ha risposto lui senza interesse.
Il proprietario è parso da subito una persona emotivamente molto fragile e con forti disagi sociali, per questo si è cercato di risolvere la situazione bonariamente.

L’uomo ha acconsentito senza resistenza alla cessione dei cani, rendendosi conto che non avrebbe potuto provvedere alla loro gestione, visto anche l’imminente sfratto da quella tenuta.

Alcuni cani sono stati quindi collocati presso il canile di Arco, altri presso quello di Rovereto. Noi di LAV abbiamo deciso di prendere in carico il cane più sofferente, sicuramente di più difficile gestione. Innanzitutto, gli abbiamo dato un nome e un’identità: Gino. Lo abbiamo quindi portato via e collocato presso una struttura di fiducia, dove ha intrapreso un percorso di recupero psicofisico grazie all’aiuto di un’educatrice.

Appena arrivato Gino era molto intimorito, al punto tale da passare intere giornate in un angolo del box rivolto verso il muro. Ad oggi presenta ancora molti segni di disagio e di timore ma si intravedono dei piccoli progressi.

Gino avrà bisogno di tempo, dovrà ritrovare fiducia verso l’essere umano, ma siamo sicuri che, con pazienza, amore e cura, avrà una nuova seconda e splendida vita da intraprendere presto.