A Tarvisio (Udine) una coppia si scontra con un cervo maschio, mentre a Pescosolido (Frosinone) un orso si arrampica sul balcone di una casa. Due fatti che hanno comportato danni fisici e grande paura per le persone coinvolte, ma che dal punto di vista del comportamento animale non rappresentano certo un fatto eccezionale se pensiamo che per i cervi si sta chiudendo la stagione degli amori, mentre gli orsi sono in piena fase di iperfagia, durante la quale ricercano quanto più cibo possibile per prepararsi alla successiva fase letargica.
Come invece accade regolarmente quando avvengono fatti del genere, a farne le spese, oltre alle vittime coinvolte negli incidenti, è sempre la corretta informazione. I giornalisti si lanciano in improbabili libere interpretazioni del comportamento degli animali basate su ricostruzioni dei fatti frammentarie e lacunose, che non tengono in alcun conto il fatto che gli animali selvatici rispondono a dinamiche comportamentali che non sono per nulla assimilabili a quelle umane.
L’orso potrebbe essere stato attratto dagli odori del cibo, tanto da arrampicarsi sul terrazzo di casa, mentre il cervo potrebbe semplicemente avere reagito a un’inaspettata intrusione nella sua arena.
Stando alle notizie pubblicate oggi dal Messaggero Veneto, però, risulta che il cervo sia fuggito da un vicino allevamento gestito dal Corpo Forestale regionale, come dimostrato dalla marca auricolare di cui è dotato. L’animale è perciò fortemente imprintato, abituato cioè alla presenza umana e quindi per nulla timoroso come accadrebbe invece ad un animale in natura. Sarebbe così dimostrata la piena responsabilità umana nell’aver alterato il comportamento naturale nell’animale. L’immancabile cacciatore intervistato dal quotidiano, afferma che sia necessario “intervenire in breve” sottintendendo forse a colpi di carabina. Ma la responsabilità è esclusivamente umana, quindi ci opporremo a ogni ipotesi di uccisione, mentre il cervo deve essere messo in sicurezza.
L’incontro tra persone e animali non può essere considerato un evento eccezionale quando si vive ai margini di territori selvatici, come in questi due casi. Il comportamento degli animali selvatici risponde a dinamiche molto spesso basate sulla reazione agli stimoli esterni, è quindi esclusiva responsabilità di noi umani prendere tutte le dovute precauzioni per evitare quei nostri comportamenti che potrebbero favorire l’interazione persona-animale.
La convivenza pacifica con gli animali selvatici è non solo possibile, ma rappresenta l’unica prospettiva praticabile. E poiché è impensabile che gli animali selvatici possano tollerare ovunque e in qualsiasi circostanza la nostra invasiva presenza nei loro territori, siamo noi umani a dover accrescere conoscenza e rispetto del loro mondo, adeguandoci di conseguenza alle sue regole e non viceversa, quando abbandoniamo gli ambiti urbanizzati.
Massimo Vitturi
Responsabile Area Animali selvatici