Come abbiamo già sottolineato, la pandemia da cui siamo - a livelli diversi - tutti toccati, presenta un ineludibile legame con la diffusione e la crescita globale degli allevamenti. Insieme ai mercati di animali vivi destinati all’alimentazione, essi si stagliano ben chiari nel panorama delle maggiori cause di diffusione di malattie animali (zoonosi) e di passaggi tra specie.
Lo spillover questa volta si è dimostrato pericolosissimo, Michela Kuan ha spiegato come i virus siano “parassiti cellulari obbligati”, cioè non in grado di replicarsi da soli e obbligati ad usare cellula e variabilità genetica dell’individuo ospite, che nelle gravi patologie influenzali degli ultimi cento anni risulta essere l’uomo.
Come mettere uno stop a questa situazione di perenne bomba innescata? Per contrastare le nefaste repliche di situazioni epidemiche, dobbiamo assumere un comportamento responsabile e lungimirante, obbligatorio per la nostra sopravvivenza anche a medio termine. Possiamo cominciare a neutralizzare la rischiosa situazione partendo dalla tavola e rivedendo il nostro rapporto con il cibo e i consumi, anche in considerazione della stretta connessione tra i catastrofici avvenimenti sanitari in corso e lo sconsiderato saccheggiamento del Pianeta.
La deforestazione in Amazzonia vede infatti la sua prima causa nella pressante attività, legale o illegale, volta a ricavare aree pascolo e terreni da destinare alle monoculture impiegate nei mangimi a ‘ingrasso veloce’. In termini di sfruttamento delle risorse idriche basta un dato: per 1 litro di ‘latte’ di soia si utilizzano 28 litri d’acqua mentre per la stessa quantità di latte vaccino ne servono ben 628 (Poore and Nemecek, 2018). Non servono altri esempi: serve solo sapere che bisogna agire ora e che ne abbiamo gli strumenti.
Il Pianeta e i suoi abitanti, umani e non umani, si salvano così: smettendo di alimentare pericolosi focolai di distruzione impliciti nella smisurata e irragionevole corsa alla produzione di cibi di origine animale.
Non ci sono scuse che tengano. Ora più che mai è fondamentale che i Governi ragionino su politiche, anche fiscali, che avvalorino e sostengano la produzione e la diffusione di alimenti proteici vegetali e riflettano sulle conseguenze della massiccia erogazione di controversi sussidi a favore della zootecnia.
E le azioni individuali?
Un comportamento attuabile da tutti è il vivere questo periodo di permanenza domestica obbligatorio come momento per sperimentare, per vincere la paura del cibo ‘diverso’, per metterci in gioco ai fornelli e avvicinarsi alla cucina 100% vegetale, che è sana, golosa, ricca e saporita, facile ed anche economica e fantasiosa. Iniziare il percorso verso una Pasqua differente, cominciando già da ora a risparmiare la vita di tanti animali e optando per piatti vegan, provando tante ricette sane e buone, è un gesto immediato, costruttivo e previdente.
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Paola Segurini
Area Scelta vegan