Questa volta a denunciare lo scandalo delle modalità di allevamento dei maiali per il prosciutto di Parma ci ha pensato la trasmissione Envoyé Spécial di France 2, che in prima serata ha mandato in onda una nuova inchiesta sulle inaccettabili condizioni di allevamento degli animali allevati per questo crudele prodotto.
Come LAV abbiamo messo a disposizione le nostre inchieste realizzate sul prosciutto di Parma negli ultimi due anni e la nostra conoscenza di questo mercato e di queste modalità di allevamento, e siamo stati parte del servizio. La giornalista Elise Menand ha condotto con rigore la sua inchiesta e ha dato voce a tutti, compreso il Consorzio del Prosciutto che risponde trincerandosi dietro l’affermazione che i controlli sugli animali li fanno i veterinari non è compito del Consorzio.
È ora che questa produzione che nasconde pratiche crudeli documentate per gli animali sia descritta ai cittadini, e che allevatori e Consorzio spieghino come sia possibile allevare animali cancellando anche i loro minimi bisogni etologici, e poi apponendo una “corona” sul prosciutto siano tranquilli nel certificare una eccellenza, rinunciando a essere responsabili della vita stessa degli animali che diventeranno prosciutto.
Nel disciplinare del Parma infatti neanche una riga è prevista sulle condizioni di vita degli animali e neanche una parola sul loro trattamento. Un allevamento intensivo per il Consorzio va quindi benissimo e non sono previsti da parte dello stesso alcun tipo di controllo specifico né requisiti ulteriori rispetto a quelli previsti dalla norma!
Affidarsi ai sistemi veterinari nazionali è come nascondersi dietro una foglia di fico, visto che il sistema veterinario dei controlli è stato messo sotto accusa dagli ispettori veterinari di Bruxelles per mancanza di qualsiasi piano di applicazione della norma ad oltre 20 anni di entrata in vigore della stessa.
Inoltre, né il Consorzio né il sistema veterinario dicono che negli allevamenti intensivi oltre il 97 % dei suini subisce il taglio della coda senza anestesia in maniera illegale, e che anche le altre mutilazioni come la rottura dei denti con una pinza e la castrazione sono mutilazioni, e sono quindi parte integrante degli allevamenti intensivi, e anche della produzione del prosciutto di Parma.
Come sempre non si ha né il coraggio né la voglia di raccontare veramente cosa si nasconde dietro l’economia della carne e si preferisce un marketing sfacciato e senza morale che costruisce castelli di menzogne sull’eccellenza e via dicendo.
Noi, con integrità morale e convinti che un mondo diverso per gli animali sia possibile, continuiamo a denunciare e lottare per rendere concreta questa idea e lo faremo con un milione di persone che hanno firmato per la campagna per la fine delle mutilazioni. Noi non ci fermeremo.
Roberto Bennati
Vicepresidente LAV