Domenica 6 settembre, giornata di chiusura della 747ma Sagra dei Osei di Sacile, anche noi di LAV siamo stati presenti all’evento allo scopo di verificare le misure di prevenzione alla possibile diffusione di zoonosi.
La contemporanea presenza di animali esotici, domestici e selvatici e la loro interazione con i visitatori, rappresenta infatti un contesto ideale per la trasmissione di zoonosi, ovvero di malattie trasmissibili da animali a umani attraverso il salto di specie.
L’unica prevenzione adottata dagli organizzatori era rappresentata dall’obbligo di indossare la mascherina. Nessun rispetto del distanziamento interpersonale, né tantomeno verifica della temperatura corporea. Ma nemmeno controlli rispetto la vicinanza delle persone alle gabbie di detenzione degli animali, solo una fettuccia posta a pochi centimetri da queste, che non ha impedito a molti visitatori di toccare gabbie e animali, come abbiamo potuto personalmente testimoniare.
La stragrande maggioranza degli uccelli esposti era priva di anello identificativo dell’allevamento di provenienza e un espositore, da noi intervistato, ha candidamente ammesso che nessuno certifica l’allevamento dove sono nate le migliaia di uccelli esposti, lasciando così amplissimi margini alla vendita di animali provenienti da canali di approvvigionamento illegali.
La sagra dei osei di Sacile si conferma un luogo di sofferenza per migliaia di animali rinchiusi in scatole e piccole gabbie sovraffollate, esposti all’invadenza dei visitatori e venduti come fossero oggetti d’arredo, senza alcuna garanzia che i nuovi proprietari possano essere in grado di fornirgli le cure adeguate.
In questo periodo di crisi sanitaria, che ha insegnato a tutti noi quanto siano concreti i rischi di contagio tra animali e umani, moltissimi eventi con esposizione di animali sono state annullate. A Sacile, invece, la sagra è andata regolarmente in scena trasformandosi in un vero e proprio incubatoio per ogni possibile zoonosi. L’unico aspetto "positivo" è rappresentato dal numero di visitatori, decisamente crollato rispetto alle scorse edizioni, tanto che la gran parte degli espositori se n’era andata già prima dell’ora di pranzo.
“La sagra dei osei di Sacile, si conferma un luogo di sofferenza e violazione dei diritti degli animali al quale quest’anno si è aggiunto il grave rischio sanitario – dichiara Massimo Vitturi, responsabile LAV, Animali Selvatici – gli organizzatori devono prendere atto che, nonostante la loro contiguità con il mondo venatorio, è giunto il momento di fare un salto evolutivo che metta finalmente al bando la mercificazione degli animali, concentrandosi esclusivamente su tutte le altre attività collaterali e sviluppando iniziative volte a favorire una cultura rispettosa degli animali, anche a tutela della salute dei visitatori.”