Dal 1 ottobre Roma ospiterà l’ennesima passerella pro-vivisezione.
Incredibile come, ancora nel 2015, si assista a un congresso che ha, come principale scopo, il sostegno all’uso degli animali nei laboratori, ospitato addirittura da una sede istituzionale come Palazzo Giustiniani. Una ostentata manifestazione di uno status quo in assoluta controtendenza verso ciò che esige la legge nazionale e la direttiva europea in tema di utilizzo di animali per scopi scientifici, cioè la totale priorità all’uso dei metodi alternativi.
Gli interventi in programma, infatti, non sono volti a fare informazione o a fornire strumenti in più su tecniche più innovative, investimenti europei o ricerche promettenti, in modo da offrire ai partecipanti importanti nozioni sul progresso della scienza e aggiornarli su quelle che sono le linee guida europee volute dal Parlamento e dalle Commissioni, ma l’intero convegno ha come obbiettivo finale, scritto nero su bianco nella presentazione dell’evento, lo scopo di sostenere la vivisezione.
Il titolo del convegno, “Research on animals in the frontline: Transparency and public engagement”, richiama alla necessità di trasparenza e la responsabilità/coinvolgimento delle autorità nella ricerca, ma proprio tra gli organizzatori e nel comitato scientifico ci sono persone che quando si è trattato di influenzare la nuova legge anziché chiedere comitati etici indipendenti, maggiori fondi per le ricerche innovative e controlli efficienti si sono chiaramente schierati affinché questi cambiamenti di legge non venissero accolti.
Nella presentazione del congresso viene, anche, sottolineato più volte come posizioni etiche e dell’opinione pubblica possano influenzare negativamente la ricerca, ma la scienza, come ogni altra attività umana, non dovrebbe essere anche impregnata dal concetto di morale? Sono stati fatti grandi passi avanti grazie alla presa di coscienza dei cittadini e alla lotta per i diritti dei più deboli, sarebbe giusto aspettarsi che l’etica interessi anche la ricerca, non solo per i milioni di animali che muoiono ogni giorno nei laboratori, ma anche per i malati che vengono quotidianamente illusi da sperimentazioni che cadono puntualmente nel nulla, alimentando scandali spesso veicolati dalle aziende farmaceutiche.
Considerazioni che trovano ogni giorno conferme oggettive basate su pubblicazioni scientifiche e analisi statistiche. Come dimostra il drammatico dato relativo alla percentuale di fallimento dei composti farmaceutici messi in commercio tra il 2007 e il 2011, per cui il 95% dei quali non supera la prima fase di sperimentazioni sull’uomo (1). Una sconfitta del processo di produzione di nuovi medicinali, che teoricamente dovrebbero salvarci o innalzare la qualità della vita, che anziché invece di migliorare ottimizzando approcci scientifici errati frutto di una ricerca del secolo scorso basata sulle cavie animali, sta addirittura peggiorando (fonte dati FDA).
A rendere ancora più grave la mancanza di imparzialità, trasparenza e correttezza in un campo che riguarda tutti, come la salute umana e la ricerca, si aggiunge l’ingiustificabile presenza di sponsor addirittura dentro al Palazzo del Senato, tra i quali non mancano Charles & Rivers, Novartis e Roche, tutti colossi e multinazionali coinvolti direttamente nel profitto legato alla vendita e all’utilizzo di animali nei laboratori.
1. Arrowsmith, J. 2012. A decade of change. Nature Reviews Drug Discovery 11, 17-18.
Michela Kuan
Responsabile Settore Vivisezione