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Oltre 4.000 visoni morti in Italia a 2 anni dal divieto degli allevamenti di pellicce

Il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, non ha ancora regolamentato la cessione degli animali ai centri di ricovero. Quanto ancora devono soffrire?

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Ultimo aggiornamento

mercoledì 31 gennaio 2024

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Ancora oltre 4.000 visoni morti in Italia a 2 anni dalla messa al bando degli allevamenti di pellicce!

Da quando è entrato in vigore il divieto il primo gennaio 2022, i 5.739 visoni rimasti negli ultimi 5 allevamenti in dismissione sono rimasti lì, ingiustamente imprigionati.

Nel frattempo, si sono verificati 2 focolai di coronavirus SARS-CoV-2 che hanno portato all’uccisione di tanti di loro. I sopravvissuti all’industria della pelliccia stanno morendo poco alla volta nelle stesse minuscole gabbie in cui sono confinati da anni, a causa dei ritardi della politica.

Il divieto agli allevamenti di pellicce in Italia è stata una vittoria storica per i diritti animali per la quale ci siamo battuti per anni. Ora è necessario salvare i visoni rimasti negli allevamenti ormai chiusi.

Ma, ad oggi, il Ministro Francesco Lollobrigida (come il suo predecessore Patuanelli) non ha definito le modalità della cessione che permetterebbe a questi animali di essere trasferiti in strutture idonee dove trascorrere la loro vita nel rispetto della loro dignità.

Quanto ancora dovranno aspettare?

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martedì 09 maggio 2023

Ancora 1600 visoni uccisi per il ritardo di chi deve legiferare

Dopo la notizia del contagio da coronavirus SARS-CoV-2 nell’allevamento di visoni di Calvagese della Riviera, nel bresciano, oggi siamo qui a testimoniare l'inizio della uccisione di tutti i visoni per eliminare il focolaio.

Sono oltre 1.600 gli animali uccisi in questa occasione e che potevano essere salvati se ci fossero state le procedure per il trasferimento dei visoni dagli allevamenti di pellicce alle strutture di ricovero.

I visoni detenuti in allevamenti ormai fuori legge continuano a morire, mentre il nostro appello rimane inascoltato.


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lunedì 08 maggio 2023

Visoni: nuovo focolaio di coronavirus in un allevamento italiano

Nuovo focolaio di coronavirus SARS-CoV-2 all’interno di un allevamento di visoni, quello di Calvagese della Riviera, nel bresciano, dove vivono all’interno di minuscole gabbie di rete metallica oltre 1600 visoni. E’ il quarto focolaio di covid in un allevamento italiano.

I visoni, finalmente liberi dall’uccisione per farne delle pellicce grazie ad una battaglia lunga anni da parte di noi di LAV, dal gennaio 2022 e l’entrata in vigore del divieto nazionale agli allevamenti di pellicce, aspettano di essere trasferiti in strutture di ricovero, che possano garantire loro una vita più dignitosa fino alla fine naturale dei loro giorni.

Solo pochi giorni fa avevamo lanciato un nuovo appello al Ministro Lollobrigida denunciando l’enorme, insostenibile, ritardo nella definizione delle procedure per il trasferimento dei visoni dagli allevamenti di pellicce alle strutture di ricovero.

È evidente come continuare a tenere migliaia di visoni stabulati in sistemi intensivi costituisca un grave rischio per la salute non solo dei visoni stessi, ma anche per l’uomo, dato che questi allevamenti sono possibili serbatoi del coronavirus. E il silenzio e l’inattività di chi dovrebbe tutelare la salute pubblica –umana e animale, come abbiamo visto, intrinsecamente correlate -hanno fatto il resto.

Adesso questi visoni saranno uccisi per eliminare il focolaio, così come accaduto lo scorso anno per altri 1.600 visoni che potevano essere “liberati” dell’allevamento di Galeata, in occasione del terzo focolaio.

Basta ritardi! Ogni giorno in più in gabbia riduce le possibilità di salvezza per gli ultimi visoni sopravvissuti alla crudeltà dell’industria della pelliccia e la loro reclusione è una minaccia per la loro vita e per la salute pubblica! Simone Pavesi, Responsabile LAV Area Moda Animal Free


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venerdì 05 maggio 2023

Reclusi da 458 giorni in allevamenti in dismissione

Secondo il censimento condotto da LAV con mirate istanze presentate ai competenti Servizi Veterinari locali, dal marzo 2022 al marzo 2023 sono morti 560 visoni e dei 5.739 visoni presenti a marzo 202... LEGGI I DETTAGLI

Secondo il censimento condotto da LAV con mirate istanze presentate ai competenti Servizi Veterinari locali, dal marzo 2022 al marzo 2023 sono morti 560 visoni e dei 5.739 visoni presenti a marzo 2022 oggi ne sono rimasti 3.352 in 4 strutture tra Lombardia, Emilia Romagna, Abruzzo (considerando che lo scorso dicembre oltre 1.600 visoni sono stati tutti uccisi dopo la rilevazione di un terzo focolaio di coronavirus in uno degli allevamenti in dismissione). 

Dopo lo storico traguardo del divieto all’allevamento di animali “da pelliccia” entrato in vigore il primo gennaio 2022 (risultato ottenuto grazie ad un emendamento proposto dalla LAV e presentato dalla Sen. Loredana De Petris alla legge di bilancio 2022) il Ministro dell’Agricoltura (all’epoca l’On. Stefano Patuanelli, ora l’On.Francesco Lollobrigida) avrebbe dovuto disciplinare entro il 31 gennaio 2022 le modalità di indennizzo degli allevatori e, con lo stesso provvedimento, anche le modalità della eventuale cessione a strutture e centri di ricovero per animali selvatici dei visoni rimasti in questi allevamenti. 

Tra il 2020 e il 2021, infatti, l’attività di allevamento dei visoni in Italia era stata “congelata” con i provvedimenti del Ministro della Salute Roberto Speranza che, al fine di ridurre il rischio di formazione di focolai di coronavirus (essendo nota e documentata la suscettibilità dei visoni a questa infezione, con anche 2 focolai verificatesi proprio in allevamenti italiani), aveva vietato la riproduzione degli animali; ciò ha comportato che negli allevamenti restassero in gestione i soli animali riproduttori 

Il temporaneo divieto di riproduzione divenne poi un divieto permanente grazie all’approvazione, in legge di bilancio, del divieto di allevare animali allo scopo di ricavarne pellicce. 

Negli allevamenti ormai divenuti “illegali”, migliaia di visoni riproduttori si sono trovati in una sorta di limbo non potendo essere più uccisi per la pelliccia e, tantomeno, per semplicemente svuotare gli allevamenti (l’uccisione di animali è sanzionata dal Codice Penale, art.544-bis).

La via “di fuga” doveva essere il Decreto ministeriale (previsto ai sensi del comma 983 articolo 1 legge “di bilancio” n.234/2021) che però è stato adottato solamente il 30 dicembre del 2022 (quindi con undici mesi di ritardo) pubblicato in Gazzetta Ufficiale solamente il 4 marzo 2023 (con altri tre mesi di ritardo) e che, di fatto, ha disciplinato solo l’accesso degli allevatori agli indennizzi stanziati per la cessazione forzosa dell’attività e rimandando a successivo Decreto (da adottare entro altri 60 giorni, quindi con ulteriore proroga al 4 maggio 2023) la regolamentazione delle modalità di cessione dei visoni. 

Di fatto, ad oggi, non esiste una norma che disciplini la cessione dei visoni; nelle more di conoscere i requisiti minimi strutturali e gestionali che strutture e centri di ricovero per animali selvatici dovrebbero rispettare al fine di proporsi per accasare i visoni, non è possibile determinare se e quali strutture sono già idonee e se e come possono eventualmente essere adattate. 

Quanto ancora devono soffrire questi animali? Il Ministro Lollobrigida deve definire con urgenza le modalità di cessione e accasamento dei visoni rimasti ingiustamente imprigionati negli allevamenti in dismissioneLAV

La situazione è oltremodo urgente anche in considerazione del fatto che il Decreto del 30 dicembre e che ha rimandato a successivo atto (con scadenza il 4 maggio) la definizione delle modalità di cessione dei visoni, ha introdotto la possibilità di uccidere i visoni rimasti in allevamento qualora si “ravvisasse da parte delle autorità competenti un rischio di compromissione delle condizioni di benessere”!


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martedì 18 ottobre 2022

Sono più di 5.000 i visoni attualmente intrappolati in una sorta di limbo senza fine

Mercoledì 12 ottobre, la Conferenza Stato-Regioni è stata convocata per esprimere il proprio Parere allo schema di Decreto del Ministro delle Politiche Agricole, di concerto con i Ministri della Sal... LEGGI I DETTAGLI

Mercoledì 12 ottobre, la Conferenza Stato-Regioni è stata convocata per esprimere il proprio Parere allo schema di Decreto del Ministro delle Politiche Agricole, di concerto con i Ministri della Salute e della Transizione ecologica recante “Criteri e modalità di corresponsione dell’indennizzo a favore dei titolari degli allevamenti di visoni, volpi, cani procione, cincillà e di animali di qualsiasi specie per la finalità di ricavarne pelliccia, nonché la disciplina delle cessioni e della detenzione dei suddetti animali”, e che il Ministro Patuanelli ha emanato con oltre 6 mesi di ritardo.

Il Parere rilasciato - osservano in una nota le associazioni LAV, Essere Animali, HSI/Europe e Leidaa - incrementa di un buon 30% le varie voci di indennizzo previste per gli allevatori e sostituisce i “verbali ispettivi dell’Autorità veterinaria” finalizzati a documentare l’effettiva numerosità di visoni presenti nei singoli allevamenti, con una non ben identificata “altra documentazione ufficiale”.

Oltre a queste proposte di modifica allo schema di Decreto, le Regioni di fatto ritardano la possibilità di accasamento dei visoni proponendo di rimandare ad ulteriore Decreto interministeriale la regolamentazione della sterilizzazione obbligatoria dei visoni rimasti negli allevamenti e dei requisiti strutturali e gestionali che le strutture dovranno garantire per essere ritenute idonee all’accoglimento degli animali.

Risulta inoltre problematica la previsione che “qualora si ravvisasse da parte dell’autorità competente un rischio di compromissione delle condizioni di benessere” nel periodo che intercorre tra la data di vigenza del Decreto che stanzia gli indennizzi e l’effettivo trasferimento dei visoni, “potrà essere consentita la soppressione degli animali”.

Tale previsione è innanzitutto palesemente insensata poiché le gabbie degli allevatori, in cui attualmente si trovano i visoni, sono le stesse che sino allo scorso anno erano considerate idonee per stabulare gli animali per la produzione di pellicce. Inoltre, la previsione di abbattimento è in violazione del Codice Penale, art.544-bis, per cui “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni”.

Ci appelliamo ai Ministri uscenti ma ancora direttamente competenti sino a formazione del nuovo Governo, Stefano Patuanelli, Roberto Speranza e Roberto Cingolani, affinché non diano seguito al Parere delle Regioni ma prendano i giusti provvedimenti per dare seguito a quanto stabilito dalla Legge di Bilancio che ha vietato l’allevamento di animali per la produzione di pellicce e ha previsto l’eventuale cessione degli oltre 5.000 visoni, attualmente intrappolati in una sorta di limbo senza fine. LAV, Essere Animali, HSI/Europe, LEIDAA

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