Secondo
il censimento condotto da LAV con mirate istanze presentate ai competenti
Servizi Veterinari locali, dal marzo 2022 al marzo 2023 sono morti 560 visoni e
dei 5.739 visoni presenti a marzo 2022 oggi ne sono rimasti 3.352 in
4 strutture tra Lombardia, Emilia
Romagna, Abruzzo (considerando
che lo
scorso
dicembre oltre 1.600 visoni sono stati tutti uccisi dopo la
rilevazione di un terzo focolaio di coronavirus in
uno degli allevamenti in dismissione).
Dopo
lo storico traguardo del divieto all’allevamento
di animali “da pelliccia” entrato in vigore il primo gennaio 2022 (risultato
ottenuto grazie ad un emendamento proposto
dalla LAV
e
presentato
dalla Sen. Loredana De
Petris alla legge di bilancio 2022)
il Ministro dell’Agricoltura (all’epoca l’On. Stefano
Patuanelli,
ora l’On.Francesco
Lollobrigida) avrebbe dovuto disciplinare entro il
31 gennaio 2022 le modalità di indennizzo degli allevatori e, con lo stesso
provvedimento, anche le modalità della
eventuale cessione a strutture e centri di ricovero per
animali selvatici dei visoni
rimasti in questi allevamenti.
Tra
il 2020 e il 2021, infatti, l’attività
di allevamento dei visoni in
Italia era stata “congelata” con i provvedimenti del Ministro della Salute Roberto
Speranza
che,
al fine di ridurre il rischio di formazione di focolai di coronavirus (essendo
nota e documentata la suscettibilità dei visoni a questa
infezione, con anche 2 focolai verificatesi proprio in allevamenti italiani),
aveva vietato la riproduzione degli animali; ciò ha comportato che negli
allevamenti restassero in gestione i soli animali riproduttori.
Il
temporaneo divieto di riproduzione divenne poi un divieto permanente grazie
all’approvazione, in legge di bilancio, del divieto di allevare animali allo
scopo di ricavarne pellicce.
Negli
allevamenti ormai divenuti “illegali”, migliaia di
visoni riproduttori si sono trovati in una sorta di limbo non potendo essere
più uccisi per la pelliccia e, tantomeno, per semplicemente svuotare gli
allevamenti (l’uccisione di animali è sanzionata dal Codice Penale, art.544-bis).
La
via “di fuga” doveva essere il Decreto ministeriale (previsto ai
sensi del
comma 983 articolo 1 legge “di bilancio” n.234/2021)
che però è stato adottato solamente il 30 dicembre
del 2022 (quindi con undici mesi di ritardo) pubblicato in Gazzetta Ufficiale
solamente il 4 marzo 2023 (con
altri tre mesi di ritardo) e che, di fatto, ha disciplinato
solo l’accesso
degli allevatori agli indennizzi stanziati per la cessazione forzosa
dell’attività e rimandando a successivo Decreto (da
adottare entro altri 60 giorni, quindi con
ulteriore proroga al
4 maggio 2023) la regolamentazione delle modalità
di cessione dei visoni.
Di
fatto, ad oggi, non esiste una norma che disciplini
la cessione dei visoni; nelle more di
conoscere i requisiti minimi strutturali e gestionali che strutture e centri di
ricovero per animali selvatici dovrebbero rispettare al fine
di proporsi per accasare i visoni, non è possibile determinare
se e quali strutture sono già idonee e se e come possono eventualmente essere
adattate.
Quanto ancora devono soffrire questi animali? Il Ministro Lollobrigida deve definire con urgenza le modalità di cessione e accasamento dei visoni rimasti ingiustamente imprigionati negli allevamenti in dismissioneLAV
La situazione è oltremodo urgente anche in considerazione del fatto che il Decreto del 30 dicembre e che ha rimandato a successivo atto (con scadenza il 4 maggio) la definizione delle modalità di cessione dei visoni, ha introdotto la possibilità di uccidere i visoni rimasti in allevamento qualora si “ravvisasse da parte delle autorità competenti un rischio di compromissione delle condizioni di benessere”!