Lo studio si è occupato della proteina Spyke del virus Covid-19 per predirne le mutazioni più stabili e probabili candidate a proseguire l’infezione.
Il progetto di ricerca sul COVID, finanziato da LAV al Laboratorio
di Modellistica Molecolare del Prof. Cozzini, nel Dipartimento di
Scienze degli Alimenti e del Farmaco dell’Università di Parma, a distanza
di un anno comincia a dare risultati più che positivi.
Si tratta di esiti ottenuti senza aver ucciso o torturato nessun animale ma ricorrendo a modelli animal-free computazionali che permettono di compiere passi avanti nella conoscenza del virus e nella prevenzione.
Lo studio, che ha permesso di dare lavoro a due borsiste, ha lo scopo di progettare le possibili mutazioni della proteina Spyke del virus COVID 19 per predirne quindi le mutazioni più stabili e probabili candidate a proseguire l’infezione.
I calcoli sono stati complessi: nei primi 4/5 mesi molte risorse sono state usate nell’analisi delle banche dati di sequenze del virus per cercare di estrarre le “regole” per produrre le possibili mutazioni. In particolare, i ricercatori si sono concentrati sulla banca dati GISAID, specializzata sui virus influenzali, che raccoglie tutte le sequenze del virus ottenute da diversi laboratori sparsi nel mondo.
L’analisi approfondita ha condotto alla pubblicazione di un articolo di “proposta” per la gestione dei dati pubblici del virus, dati sulla base dei quali vengono prese decisioni scientifiche e politiche.
Le informazioni strutturali ottenute sono state quindi impiegate in una seconda
fase dello studio, finalizzata allo sviluppo di un metodo per la
valutazione dei mutanti della spyke (la proteina di superficie del virus
che utilizza per infettare) e di altre implicazioni assai importanti.
Anche questa parte del lavoro ha ottenuto un grande riconoscimento scientifico,
che ha condotto a un’altra
pubblicazione.
I risultati – che collimano esattamente con i dati sperimentali ottenuti dalla banca dati GISAID - appariranno a breve su una rivista scientifica di settore e nei prossimi mesi verranno impiegati per progettare anticorpi specifici per l’attacco del virus.
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