Il tossicologo Thomas Hartung (Direttore dell'Ecvam fino al 2009 e oggi Direttore del CAAT-Center for Alternatives to Animal Testing, USA), intervistato oggi da Alessandro Sala per il Corriere.it, ha confermato l'importanza della ricerca in metodi alternativi.
I metodi di ricerca che non si avvalgono di animali, infatti, sono più economici, rapidi e scientificamente attendibili. Rappresentano la parte più all'avanguardia della ricerca, di straordinaria importanza sul piano scientifico ma anche come opportunità di sviluppo economico. Un settore che andrebbe incentivato con opportuni investimenti, e non affossato e denigrato come purtroppo accade in Italia.
Nel nostro Paese non solo non si investe nei metodi alternativi, ma addirittura se ne rifiuta l’esistenza nonostante siano stati scientificamente riconosciuti da oltre 50 anni. Proprio in queste settimane il Governo dovrà emanare il Decreto Legislativo che cambierà formalmente la normativa del nostro Paese sulla vivisezione, ma la proposta di testo delude fortemente non rispettando la quasi totalità dei criteri approvati dal Parlamento pochi mesi fa che, perlomeno, limitavano i livelli di sofferenza, rendevano le sanzioni concretamente dissuasive e davano fondi per i metodi alternativi.
Tra i metodi sostitutivi più noti ci sono le tecniche in vitro, le analisi chimiche, la ricerca clinica (su materiale biologico umano, analisi genetiche, tecniche di imaging), studi epidemiologici, dimostratisi fondamentali nella lotta al cancro, modelli bioinformatici e nuove tecnologie come microcircuiti cellulari per indagini di tossico e farmaco cinetica o dinamica, organi bioartificiali e il data sharing (infatti la competitività aziendale in ambito chimico e farmaceutico, comporta, spesso, la mancanza di diffusione di dati).
Ma mentre in Italia si continua a voler destinare l’84% dei fondi per studi con animali, il business dei test in vitro nel mondo è arrivato a oltre 49 miliardi di dollari ed è stimato arrivi a 69 miliardi entro il 2017.
Continuare a sperimentare su animali non solo non salverà l’uomo, ma ritarderà la scoperta di cure per le malattie che, purtroppo, affliggono la nostra specie come succede da decenni. Anche dal punto di vista economico comporta un enorme dispendio di fondi, basti pensare che per sviluppare un nuovo farmaco viene speso un milione di euro, con un indice di fallimento tra test su animali e sull’uomo di oltre il 90%. Per testare tossicologicamente un solo pesticida su animali, ci vogliono almeno 5 anni e quasi 8 milioni di euro, mentre negli USA due istituti del National Institutes of Health (NHI) hanno stretto una collaborazione con l’EPA (Environmental Protection Agency) per utilizzare i robot di screening automatici ad alta velocità del NIH Chemical Genomics Center (NCGC) in grado di testare la tossicità di 10.000 composti chimici in pochi anni.