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Macachi salvati da laboratori: ricerca LAV presentata al congresso europeo di primatologia

Con un programma adeguato è possibile riabilitarli.

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Ultimo aggiornamento

giovedì 06 giugno 2024

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Fondamentale la riabilitazione fisica e psicologica

Siamo stati di nuovo presenti al Congresso europeo di Primatologia, evento di massimo rilievo nel mondo scientifico e accademico, che quest'anno si è svolto a Losanna (Svizzera).

Nel 2017 avevamo partecipato presentando un progetto pilota nel quale abbiamo dimostrato come un programma di riabilitazione che comprende molteplici aspetti (ambiente adeguato, alimentazione specifica, cure veterinarie costanti, arricchimenti idonei) possa garantire la riabilitazione e il miglioramento del benessere di macachi salvati da un laboratorio, in quel caso i macachi liberati dall'Università di Modena nel 2016.

Nel 2021 invece, siamo riusciti a liberare tre macachi dai laboratori dell'Università di Verona, una vittoria enorme, soprattutto per il fatto che gli animali salvati erano già anziani, avevano oltre 20 anni ed erano destinati a morire senza aver mai visto la luce del sole.

Dal momento in cui li abbiamo trasferiti nel centro Animanatura Wild Sanctury di Semproniano, ci siamo occupati della loro riabilitazione fisica e psicologica, assai complessa, considerati i lunghissimi anni “vissuti” sottoterra e sottoposti a sperimentazione.

Crediamo nell'unica ricerca scientifica possibile: quella etica che non causa sofferenza animale e che allo stesso tempo contribuisce a garantirne il benessere.

Per questo motivo abbiamo iniziato fin da subito a raccogliere dati comportamentali (attraverso videoregistrazioni) e campioni di feci per le analisi del cortisolo. Così facendo abbiamo potuto monitorare l'adattamento dei macachi al nuovo ambiente, pieno di stimoli e sollecitazioni.

In maniera graduale abbiamo iniziato a fornire arricchimenti manipolativi sottoforma di oggetti contenenti del cibo a molto gradito (come semi e frutta secca) che necessita di un “sforzo” cognitivo per poterlo acquisire. I primati non umani sono animali con capacità intellettive molto sviluppate e esigono un ambiente che li stimoli a “far lavorare il cervello”, per non andare incontro a comportamenti anomali e stereotipati.

La maggior parte delle scimmie che abbiamo salvato dai laboratori sono arrivate al Santuario di Semproniano catatoniche, con comportamenti anche autolesivi (si strappavano il pelo) o ripetitivi (camminavano in cerchio senza motivo), chiari sintomi dell'inadeguatezza dell'ambiente in cui erano state rinchiuse fino a quel momento.

I risultati raccolti dimostrano in maniera chiara come la combinazione tra ambiente idoneo alla specie, alimentazione adeguata, libertà di poter esprimere il proprio repertorio comportamentale e piano di arricchimenti calibrato alla specie, può stimolare un aumento nella mobilità dei macachi e al contempo la riduzione nei livelli di cortisolo e “scratching” (grattamento) entrambi indicatori associati a stress negativo.

Il progetto di ricerca è stato svolto in collaborazione con professori del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell'Università di Bologna, che si sono occupati delle analisi fecali dei livelli di cortisolo, con i primatologi afferenti all'Università di Girona e con Fabrizio Dell'Anna, ricercatore indipendente con anni di esperienza in ambito primatologico e in possesso di un dottorato all'Università Veracruzana.