Home | Notizie | La retrograda retorica anti-lupo del Ministro Lollobrigida

La retrograda retorica anti-lupo del Ministro Lollobrigida

Il Ministro sostiene che è necessario aggiornare con urgenza l'attuale quadro normativo sullo status di protezione dei grandi carnivori, lupi compresi.

Leggi l'articolo

Ultimo aggiornamento

lunedì 04 dicembre 2023

Topic


Condividi

Uccidere i lupi comporta non una diminuzione ma un incremento delle predazioni

Il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida,  ha presentato un documento nel corso dell’ultima riunione del Consiglio europeo dei Ministri dell’Agricoltura, chiosando con orgoglio che grazie ad esso “la nostra Nazione torna protagonista in Unione Europea”.

Nonostante porti le firme soltanto di sette dei ventisette Stati membri e non possa determinare alcun mutamento normativo nell’immediato, tale pericoloso provvedimento non è altro che l’ennesimo escamotage ideato dal sodalizio tra agricoltori, allevatori e cacciatori per depotenziare il grado di protezione, peraltro già precario, riconosciuto alla specie Canis lupus in Europa.

L'uomo deve aiutare le specie in estinzione a sopravvivere ma, con la stessa determinazione, deve valutare e intervenire per ridurre il sovrappopolamento di alcune specie, per garantire equilibrio nella stessa specie ma anche per tutte le altre, uomo compreso, nelle attività che gli sono proprie. Proprio per questo va rivista la posizione europea sui grandi carnivori, lupo compreso, alla luce della presenza attuale divenuta eccessiva in molte aree del continente. Riteniamo quindi che occorra affrontare con urgenza le sfide legate alla presenza degli animali selvatici, rivedendo e aggiornando l'attuale quadro normativo sullo status di protezione dei lupi. Francesco Lollobrigida - Ministro Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste 

Purtroppo, al di là dell’intento propagandistico del Ministro, il presagio di una futura strage trova un’autorevole conferma nel percorso di revisione dello status di tutela dei lupi avviato a settembre tramite una consultazione indetta dalla Commissione Europea.

Così la presidente Ursula Von der Leyen strizza un occhio al sempre più influente Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei, di cui fa parte Fratelli d’Italia, in vista della sua ricandidatura alla presidenza della Commissione prevista per la prossima estate.

Tale bieco utilizzo dei lupi per fini politico/elettorali, non è altro che il coriaceo residuo dell’epoca di persecuzione che ha quasi condotto all’estinzione la popolazione di lupi del nostro Paese, e non solo.

Come per la carne coltivata, la miopia del Ministro dal grilletto facile si rivolge esclusivamente al passato, proietta l’Italia nella preistoria, le impedisce di stare al passo con le sfide imposte dalla contemporaneità. Infatti, sebbene fino a pochi anni fa paresse una scorciatoia sicura, intuitiva, avallata dai grandi istituti scientifici, attualmente l’efficacia dell’uccisione dei lupi per ridurre le predazioni sul cosiddetto “bestiame” inizia a vacillare visibilmente.

[clicca sul + per leggere tutto l'articolo]

L’articolo scientifico Testing a Conservation Compromise: No Evidence that Public Wolf Hunting in Slovakia Reduced Livsstock  Losses  pubblicato [1] recentemente dal gruppo di ricerca guidato da Miroslav Kutal, ricercatore dell’Università di Brno, testimonia con chiarezza questo mutamento di prospettiva. Infatti, lo studio condotto in Slovacchia tra il 2014 e il 2019 asserisce che la caccia al lupo legalizzata in questo Stato anche per ridurre le perdite degli allevatori, non ha sortito gli effetti auspicati: secondo gli scienziati non c’è alcuna correlazione tra il numero di lupi uccisi e il numero di perdite di animali allevati.

Ad ogni modo, questa tesi non è una rara eccezione nel panorama di studi dei conflitti tra persone e lupi, ma si inserisce in una nuova direzione che sta prendendo la letteratura scientifica internazionale in merito al tema.
Già nel 2011 uno studio condotto in Slovenia da Miha Krofel [2]
  specialista di carnivori dell’Università di Lubiana, basandosi sui dati raccolti in più di un decennio aveva provato l’assoluta inutilità delle uccisioni di lupi condotte nella Nazione.
Una simile conclusione viene fornita dieci anni dopo dall’ecologa Oksana Grente [3] riguardo alla Francia. Altre ricerche recenti sono persino più radicali e innovative, avvalorando non soltanto l’inefficacia del controllo letale, ma tacciando persino tale misura di dannosità: infatti, secondo le analisi svolte in Spagna da Alberto Fernandez-Gil [4] e in Lettonia da Jurgis Šuba [5] uccidere i lupi comporta non una diminuzione, bensì un incremento delle predazioni negli allevamenti.

Non è soltanto la comunità scientifica europea a mettere in discussione l’utilità dell’uccisione di individui appartenenti alla specie Canis lupus. Ad esempio, negli Stati Uniti spiccano le ricerche del professor Adrian Treves, titolare della cattedra di studi ambientali all’Università del Wisconsin-Madison e specialista di grandi carnivori di fama internazionale.

L’articolo Killing Wolves to Prevent Predation on Livestock May Protect One  Farm but Harm Neighbors [6] propone i dati raccolti tra il 1998 e il 2014 nella penisola settentrionale del Michigan per verificare l’effetto delle uccisioni di lupi sul loro impatto predatorio sul comparto zootecnico e conclude affermando che il controllo letale dovrebbe essere abbandonato, poiché al momento il danno che causa ai lupi e al bestiame non è compensato da benefici [7]

Insomma, un nuovo orizzonte in grado di coniugare la biologia conservazionista con le istanze della dimensione animalista sta iniziando a dipanarsi davanti a noi.

Non sarà certo un governo retrogrado, ottusamente fissato su posizioni anacronistiche a impedire che questo nuovo, promettente sentiero possa essere battuto per tentare di accordare la tutela degli ecosistemi, delle specie e della biodiversità alla tutela della vita e della libertà degli animali non umani in quanto individui senzienti.


Fonti

[1] Kutal, Miroslav & Duľa, Martin & Selivanova, Alisa & López-Bao, José Vicente. (2023). Testing a Conservation Compromise: No Evidence that Public Wolf Hunting in Slovakia Reduced Livestock Losses. Conservation Letters. 10.1111/conl.12994. 

[2] Krofel, Miha & Černe, Rok & Jerina, Klemen. (2011). Effectiveness of wolf (Canis lupus) Culling to Reduce Livestock Depredations. Acta Silvae et Ligni. 95. 11-22.

[3] Grente, Oksana. (2021). Understanding the Depredation Process in Grey Wolf (Canis lupus) and Its Interactions with Lethal Measures: focus on the French Alpine Arc.

[4] Fernández-Gil, Alberto & Naves, Javier & Ordiz, Andres & Quevedo, Mario & Revilla, Eloy & Delibes, Miguel. (2016). Conflict Misleads Large Carnivore Management and Conservation: Brown Bears and Wolves in Spain. PLOS ONE. 11. e0151541. 10.1371/journal.pone.0151541.

[5] Šuba, Jurģis & Zunna, Agrita & Bagrade, Guna & Done, Gundega & Ornicans, Aivars & Pilāte, Digna & Stepanova, Alda & Ozolins, Janis. (2023). Does Wolf Management in Latvia Decrease Livestock Depredation? An Analysis of Available Data. Sustainability. 15. 8509. 10.3390/su15118509

[6] Santiago-Ávila, Francisco & Cornman, Ari & Treves, Adrian. (2018). Killing Wolves to Prevent Predation on Livestock May Protect One Farm but Harm Neighbors. PLOS ONE. 13. e0189729. 10.1371/journal.pone.0189729.

[7] “[L]ethal management should be discontinued, as currently the harm it causes wolves and livestock is not offset by benefits.” (cit. Killing Wolves to Prevent Predation on  Livestock May Protect One Farm but Harm Neighbors, p.17).