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Allevamenti di maiali: Report replica alle accuse di fare disinformazione

Nella puntata di ieri sera Report ha risposto alle accuse di Assosuini di “fare disinformazione e propaganda animalista”.

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Ultimo aggiornamento

lunedì 25 novembre 2024

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Nuove immagini e nuove evidenze

A Report, nella puntata di domenica 24 novembre, son state trasmesse nuove immagini degli allevamenti di maiali del presidente di Assosuini Martinelli, che aveva accusato la trasmissione di aver fatto un tentativo di disinformazione e di propaganda animalista.

Il programma, pronto a replicare alle accuse, ha dimostrato con date alla mano, conferme sulla paternità delle immagini e nuove evidenze, la veridicità di quanto mostrato domenica 17 novembre.

Le nuove immagini andate in onda nella seconda puntata, mostrano che quanto denunciato e risalente a giugno 2024, è stato ritrovato anche poche settimane fa, con nuove immagini sempre ottenute da Last Chance for Animals e datate a inizio novembre.

Tra le gravi criticità rilevate, la presenza di maiali malati, locale “infermeria” in condizioni igienico-sanitarie molto critiche, presenza di topi, animali morti a contatto con i vivi. All’esterno di alcuni capannoni, presenza di amianto con lastre aperte o inserite in sacchi, che vanno invece trattati in modo rigoroso e secondo normativa poiché si tratta di rifiuti pericolosi con potenziale cancerogeno che vanno smaltiti in tempi rapidissimi.

Questi stessi allevamenti del presidente di Assosuini fanno parte del circuito del consorzio del prosciutto di Parma, come mostra il tatuaggio sulla coscia dei maiali, che si è subito distanziato dalle immagini mostrate da Report condannando “le attività criminali nei confronti degli animali”. Ma chi deve controllare su questi allevamenti in merito ai disciplinari del consorzio, l’ente certificatore CSQA, come ricorda giustamente Ranucci in trasmissione, che garanzie di autonomia può dare se è lo stesso controllato a scegliere e pagare il controllore?

Ancora una volta, la stessa storia: tentativi maldestri di sminuire le aberrazioni del sistema come se fossero le classiche “mele marce” e di nascondere quello che è semplicemente l’ingranaggio che funziona così, basato su maltrattamento istituzionalizzato e sofferenza di decine di milioni di maiali trattati come oggetti che vivono nella miseria più totale.
Ciò che dice ad un certo punto in un’intervista a RTV web il presidente di Assosuini Martinelli è vero: capiterà sempre di vedere animali feriti, con ernie, zoppi, e anche morti. Capiterà sempre perché quegli animali, in quelle condizioni, non dovrebbero proprio starci.

E se sono detenuti in quelle condizioni di detenzione estrema, in ambienti sporchi, spogli, di cemento, senza nessuna possibilità di vivere secondo la loro natura, non possono esserci che queste conseguenze, brutali.

È il sistema da cambiare, non è l’inchiesta che fa propaganda animalista.  Come mostra anche la crisi causata dalla Peste Suina Africana e gestita con fiumi di soldi pubblici e oltre 115 mila animali uccisi in modo cruento.



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lunedì 25 novembre 2024

Report: ancora una volta in TV la sofferenza e l'atrocità degli allevamenti di maiali

Nel corso della puntata di Report  trasmessa ieri sera è andata in onda una nuova inchiesta sull’allevamento di maiali in Italia.
Ancora una volta sono emerse la malagestione della Peste Suina Africana e le condizioni di grande sofferenza degli animali.

Si è trattato dell'ennesima denuncia al settore zootecnico, comparto  che si regge su sfruttamento e spreco di risorse. È necessario urgente destinare i soldi pubblici da produzione suinicola a riconversione produttiva.

Quasi 10 milioni di maiali
vengono fatti nascere ed allevati in Italia ogni anno solo per finire uccisi in modo violento in un macello o con misure di “eradicazione” per malattia. Sono oltre 115 mila i maiali uccisi, anche se sani,  perché potenzialmente esposti al virus della PSA che ha colpito gli allevamenti di maiali in Italia a partire dall’estate 2023, in particolare la Lombardia e la provincia di Pavia.

Questi sono i numeri di cui ha parlato l’inchiesta di Giulia Innocenzi andata in onda ieri sera su Report con immagini realizzate dal team investigativo di Food for Profit e LCA (Last Chance for Animals).

Le immagini trasmesse restituiscono il ritratto crudo e reale di quello che viene in modo ottuso e strumentale definito un settore dell’eccellenza del Made in Italy, ovvero quello della produzione suinicola, legata quindi al prosciutto. Un settore in cui la crudeltà e lo spreco di risorse vanno a braccetto.

Sono moltissime ormai le evidenze raccolte trasversalmente negli allevamenti di maiali di tutta Italia che mostrano la sofferenza sistematica, base fondante del sistema di sfruttamento dei maiali allevati per la loro carne e in particolare le loro cosce, che devono diventare prosciutto. 

Animali in condizioni perenni di sofferenza, vittime di veri e propri maltrattamenti istituzionalizzati e resi parte integrante del modello produttivo, che solo tenendo gli animali in queste condizioni può continuare a reggersi in piedi.
E solo grazie ai soldi pubblici lautamente versati sia attraverso la PAC, la politica agricola comune, come ben spiega il documentario Food for Profit della stessa giornalista Giulia Innocenzi cui noi di LAV abbiamo collaborato, che attraverso i ristori elargiti in risposta alla crisi della Peste Suina Africana.

LA PSA NON È  PERICOLOSA PER L’UOMO
Si tratta di una patologia altamente letale per i suidi (maiali domestici e cinghiali) per cui ancora non ci sono cure o vaccini, e a cui la risposta data dalle istituzioni è duplice e sempre uguale: ammazzare i maiali anche in via preventiva e risarcire il settore.

La preoccupazione millantata da parte di allevatori o Governo per la salute e il benessere degli animali è quindi presto smentita dal trattamento ad essi riservato. Le immagini trasmesse nel corso della trasmissione di ieri sera mostrano maiali uccisi in camere a gas o tramite elettrocuzione, già pratiche dolorose, ancor di più se eseguite in modo approssimativo e da operatori non formati, come mostrerebbe l’inchiesta.

Tale preoccupazione è inoltre smentita dalle misure di biosicurezza molto spesso non rispettate dagli operatori del settore (se no il virus non sarebbe entrato negli allevamenti) o  da come non sia prevista una gestione rispettosa e dignitosa degli animali malati, ma solo la loro uccisione a tappeto, come fossero oggetti difettati di cui disfarsi.

Ricordiamo che nel Regolamento europeo in vigore sulla protezione degli animali durante “l’abbattimento”, si legge: “durante l’abbattimento e le operazioni correlate sono risparmiati agli animali dolori, ansia o sofferenze evitabili.”
Una realtà ben diversa da quella che ci mostra, ancora una volta, l’inchiesta di Report.

NECESSARIA UNA RISPOSTA DI SENSO E RESPONSABILITÀ
Il commissario straordinario alla PSA Caputo si è dimesso nel mezzo della crisi di quest’estate, contestualmente dall’audit europea che rilevava fortissime criticità nella gestione italiana della malattia.
L’attuale commissario straordinario Filippini ha pubblicamente riconosciuto il ruolo del “fattore umano” nel contagio all’interno degli allevamenti, senza però mostrare lungimiranza e continuando a puntare sullo sterminio dei cinghiali, con l’utilizzo dell’esercito.
Fondi pubblici sprecati in favore di zootecnia e caccia, proprio le due attività che favoriscono maggiormente la diffusione della PSA. In risposta alla crisi, sono stati stanziati oltre 100 milioni di euro tra misure nazionali e regionali per i cosiddetti danni diretti e indiretti, per le uccisioni dei maiali e dei cinghiali, e per la biosicurezza.
L’unica risposta di senso e responsabilità che il Governo - a partire dal Ministro Lollobrigida - e le Regioni dovrebbero dare è la presa d’atto che il sistema zootecnico nel suo complesso è fallimentare, superato e schiacciato dai suoi stessi ingranaggi che non funzionano. 
Il passo successivo obbligato sarebbe quello di destinare quei fondi pubblici, che escono quindi dalle tasche di tutti i cittadini e vanno a finanziare quegli abbattimenti crudeli mostrati nell’inchiesta, per emergenze quali la PSA ma anche l’influenza aviaria, alla riconversione produttiva in supporto di un Made in Italy che possa poi camminare con le proprie gambe e rappresentare davvero una risorsa per il Paese, senza il sistematico ricorso al sostegno pubblico attraverso gli indennizzi.
E senza che tutto ciò si regga sul maltrattamento di milioni di animali, nascosti dentro capannoni dove vengono perpetrate le peggiori torture, ma che sempre più, da quei muri stanno uscendo, raggiungendo le persone nelle loro case e nelle loro coscienze, come mostra il sempre maggiore interesse dell’opinione pubblica a partire anche dalla pubblica informazione, che non può essere al servizio di interessi particolari, e dovrebbe sempre e solo essere al servizio della verità.
Tutto il resto è demagogia.


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