Report: ancora una volta in TV la sofferenza e l'atrocità degli allevamenti di maiali
Nel corso della puntata di Report trasmessa ieri sera è andata in onda una nuova inchiesta sull’allevamento di maiali in Italia.
Ancora una volta sono emerse la malagestione della Peste Suina Africana e le condizioni di grande sofferenza degli animali.
Si è trattato dell'ennesima denuncia al settore zootecnico, comparto che si regge su sfruttamento e spreco di risorse. È necessario urgente destinare i soldi pubblici da produzione suinicola a riconversione produttiva.
Quasi 10 milioni di maiali vengono fatti nascere ed allevati in Italia ogni anno solo per finire uccisi in modo violento in un macello o con misure di “eradicazione” per malattia. Sono oltre 115 mila i maiali uccisi, anche se sani, perché potenzialmente esposti al virus della PSA che ha colpito gli allevamenti di maiali in Italia a partire dall’estate 2023, in particolare la Lombardia e la provincia di Pavia.
Questi sono i numeri di cui ha parlato l’inchiesta di Giulia Innocenzi andata in onda ieri sera su Report con immagini realizzate dal team investigativo di Food for Profit e LCA (Last Chance for Animals).
Le immagini trasmesse restituiscono il ritratto crudo e reale di quello che viene in modo ottuso e strumentale definito un settore dell’eccellenza del Made in Italy, ovvero quello della produzione suinicola, legata quindi al prosciutto. Un settore in cui la crudeltà e lo spreco di risorse vanno a braccetto.
Sono moltissime ormai le evidenze raccolte trasversalmente negli allevamenti di maiali di tutta Italia che mostrano la sofferenza sistematica, base fondante del sistema di sfruttamento dei maiali allevati per la loro carne e in particolare le loro cosce, che devono diventare prosciutto.
Animali in condizioni perenni di sofferenza, vittime di veri e propri maltrattamenti istituzionalizzati e resi parte integrante del modello produttivo, che solo tenendo gli animali in queste condizioni può continuare a reggersi in piedi.
E solo grazie ai soldi pubblici lautamente versati sia attraverso la PAC, la politica agricola comune, come ben spiega il documentario Food for Profit della stessa giornalista Giulia Innocenzi cui noi di LAV abbiamo collaborato, che attraverso i ristori elargiti in risposta alla crisi della Peste Suina Africana.
LA PSA NON È PERICOLOSA PER L’UOMO
Si tratta di una patologia altamente letale per i suidi (maiali domestici e cinghiali) per cui ancora non ci sono cure o vaccini, e a cui la risposta data dalle istituzioni è duplice e sempre uguale: ammazzare i maiali anche in via preventiva e risarcire il settore.
La preoccupazione millantata da parte di allevatori o Governo per la salute e il benessere degli animali è quindi presto smentita dal trattamento ad essi riservato. Le immagini trasmesse nel corso della trasmissione di ieri sera mostrano maiali uccisi in camere a gas o tramite elettrocuzione, già pratiche dolorose, ancor di più se eseguite in modo approssimativo e da operatori non formati, come mostrerebbe l’inchiesta.
Tale preoccupazione è inoltre smentita dalle misure di biosicurezza molto spesso non rispettate dagli operatori del settore (se no il virus non sarebbe entrato negli allevamenti) o da come non sia prevista una gestione rispettosa e dignitosa degli animali malati, ma solo la loro uccisione a tappeto, come fossero oggetti difettati di cui disfarsi.
Ricordiamo che nel Regolamento europeo in vigore sulla protezione degli animali durante “l’abbattimento”, si legge: “durante l’abbattimento e le operazioni correlate sono risparmiati agli animali dolori, ansia o sofferenze evitabili.”
Una realtà ben diversa da quella che ci mostra, ancora una volta, l’inchiesta di Report.
NECESSARIA UNA RISPOSTA DI SENSO E RESPONSABILITÀ
Il commissario straordinario alla PSA Caputo si è dimesso nel mezzo della crisi di quest’estate, contestualmente dall’audit europea che rilevava fortissime criticità nella gestione italiana della malattia.
L’attuale commissario straordinario Filippini ha pubblicamente riconosciuto il ruolo del “fattore umano” nel contagio all’interno degli allevamenti, senza però mostrare lungimiranza e continuando a puntare sullo sterminio dei cinghiali, con l’utilizzo dell’esercito.
Fondi pubblici sprecati in favore di zootecnia e caccia, proprio le due attività che favoriscono maggiormente la diffusione della PSA. In risposta alla crisi, sono stati stanziati oltre 100 milioni di euro tra misure nazionali e regionali per i cosiddetti danni diretti e indiretti, per le uccisioni dei maiali e dei cinghiali, e per la biosicurezza.
L’unica risposta di senso e responsabilità che il Governo - a partire dal Ministro Lollobrigida - e le Regioni dovrebbero dare è la presa d’atto che il sistema zootecnico nel suo complesso è fallimentare, superato e schiacciato dai suoi stessi ingranaggi che non funzionano.
Il passo successivo obbligato sarebbe quello di destinare quei fondi pubblici, che escono quindi dalle tasche di tutti i cittadini e vanno a finanziare quegli abbattimenti crudeli mostrati nell’inchiesta, per emergenze quali la PSA ma anche l’influenza aviaria, alla riconversione produttiva in supporto di un Made in Italy che possa poi camminare con le proprie gambe e rappresentare davvero una risorsa per il Paese, senza il sistematico ricorso al sostegno pubblico attraverso gli indennizzi.
E senza che tutto ciò si regga sul maltrattamento di milioni di animali, nascosti dentro capannoni dove vengono perpetrate le peggiori torture, ma che sempre più, da quei muri stanno uscendo, raggiungendo le persone nelle loro case e nelle loro coscienze, come mostra il sempre maggiore interesse dell’opinione pubblica a partire anche dalla pubblica informazione, che non può essere al servizio di interessi particolari, e dovrebbe sempre e solo essere al servizio della verità.
Tutto il resto è demagogia.