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La Regione Toscana riconosce un metodo alternativo. No animali

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Ultimo aggiornamento

mercoledì 25 maggio 2016

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Milioni di animali ancora oggi vengono allevati e soppressi solo per fornire tessuti.

Una pratica crudele e inutile che comporta lo stesso errore della sperimentazione animale: pretendere cioè che un topo o un cane sia un modello attendibile per l’uomo.

Errore reso ancora più grave dal fatto che quotidianamente vengono buttati enormi quantità di materiale umano di persone che si sottopongono ad operazioni o prelievi; tessuti e materiale organico specie-specifico ottenuto con il consenso del paziente, quindi eticamente totalmente corretto.

A dare un segno positivo è la Regione Toscana che con una delibera ha deciso di raccogliere gli emocomponenti di scarto dalla lavorazione del sangue per utilizzarli nei test di laboratorio al posto degli animali.

Plasma, piastrine e altri derivati invece di essere smaltiti come rifiuti speciali (fatto che comporta anche una spesa sanitaria) potranno essere applicati nell'ambito di processi di validazione e saggio di farmaci e come materia prima per test alternativi a quelli generalmente condotti su animali da laboratorio, ottenendo valori utili e predittivi per l’uomo oltre a risparmiare al vita di moltissime cavie.

Plauso all'assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi che afferma "Una scelta, quella che facciamo con questa delibera che ha prima di tutto un valore etico: quello di risparmiare gli animali sui quali vengono di solito condotti i test di laboratorio, sostituendo i test in vivo con quelli in vitro. Utilizzando le emocomponenti, inoltre, la qualità dei test è migliore. Gli scarti della lavorazione del sangue non avrebbero comunque altro utilizzo e dovrebbero essere smaltiti a spese delle aziende sanitarie".

Il nuovo decreto legislativo in tema di sperimentazione animale supporta la condivisione di organi e tessuti al fine di diminuire/sostituire il ricorso alle cavie.

Purtroppo però non sono state ancora emanate linea guida o progettati piani per rendere attuativo il principio.

Confidiamo che l’esempio della Regione Toscana venga ripreso dalle altre Regioni e, parallelamente, venga fatta informazione ai cittadini/pazienti del ruolo fondamentale che ognuno di noi ha nel poter sostenere la ricerca alternativa.

Michela Kuan
Responsabile Area Ricerca Senza Animali