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La piaga degli shopper illegali: come riconoscerli?

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Ultimo aggiornamento

martedì 03 dicembre 2019

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Attraverso lo studio dei dati relativi ai numeri della criminalità ambientale in Italia, sono emersi risultati allarmanti che testimoniano una continua deturpazione del territorio.
Tra le diverse fattispecie di reato – 28.137 nel 2018, per una piaga che contribuisce quotidianamente al declino economico e sociale del nostro Paese –, figura anche il racket degli shopper illegali.

Mediante la disamina dei suddetti dati, è stato evidenziato come, nello Stivale, circolino più o meno 35.000 tonnellate di sacchetti fuori legge, per un giro d’affari che sfiora i 300 milioni di euro. Un valore che equivale a più della metà dell’intero fatturato di quelle imprese che producono shopper biodegradabili e compostabili, conformi alla normativa, e che operano legalmente nella filiera delle bioplastiche.

Mediamente, il 40% dei sacchetti in circolazione è fuori norma. Numeri confermati da alcune indagini condotte dalle Forze dell’Ordine che, nell’ultimo anno e mezzo, hanno portato al sequestro di circa 6 milioni e mezzo di borse di plastica illegali a La Spezia e oltre un milione a Genova, per un totale di 300.000 euro di sanzioni amministrative.

Tuttavia, questo racket può essere contrastato rispettando la legge e prestando attenzione agli shopper che vengono acquistati per trasportare la spesa. Essi devono riportare: la scritta “Biodegradabile e compostabile”; la citazione dello standard europeo EN 13432 il quale definisce le caratteristiche che un materiale deve possedere per poter essere definito biodegradabile e compostabile – come il Mater-Bi – ; ed infine il marchio di un ente di certificazione.