L'incontro, organizzato dall'Istituto Zooprofilattico sperimentale dell'Emilia-Romagna e Lombardia, si è tenuto a Brescia.
Si è concluso ieri pomeriggio l'evento formativo destinato a professionisti del mondo scientifico (medici, veterinari, biologi, psicologi e farmacisti), svoltosi nella prestigiosa sede del Centro Pastorale Paolo VI - Brescia e organizzato dall'Istituto Zooprofilattico sperimentale dell'Emilia-Romagna e Lombardia, identificato come centro di referenza per i metodi alternativi alla sperimentazione animale,
Abbiamo portato all'incontro la voce della nostra associazione, che da quasi 20 anni si occupa del recupero e della riabilitazione di animali provenienti da laboratori di sperimentazione.
Il seminario ha visto la partecipazione del Ministero della Salute, che ha riconosciuto il valore delle associazioni animaliste nel ruolo di supporto al percorso di riabilitazione che può avvenire in famiglia o nei centri autorizzati. Ricordiamo che, purtroppo, la legge permette che l'animale, sebbene utilizzato a fini sperimentali, possa essere reimmesso nella filiera zootecnica.
Oltre ai rappresentanti istituzionali, erano presenti ricercatori di fama internazionale e veterinari che hanno evidenziato l'importanza di dover rispettare l'etologia degli animali che vengono utilizzati per procedure e come, la soppressione, ancora diffusa come semplice prassi a fine esperimento, non sia più accettabile.
L'incontro ha rappresentato infatti, per noi di LAV, l'occasione in cui sottolineare come gli animali, sebbene sotto procedura, debbano essere riabilitati e dati in adozione a famiglie o messi in centri di recupero.
Sebbene nel pubblico e tra i relatori fossero presenti professionisti provenienti da settori diversi, la necessità di fondi costanti e consistenti ha accomunato tutti i presenti: solo in questo modo si può davvero agire secondo il principio delle 3R che vede al primo posto, la sostituzione (replacement) degli animali utilizzati, con metodi che non facciano ricorso ad animali.
Noi vorremmo che ogni gabbia diventasse una gabbia vuota, ma è fondamentale innanzitutto che ricercatori e veterinari siano consapevoli e si impegnino nell'attuare il principio della legge: proteggere gli animali 'da laboratorio'.