Il Tribunale di Lanciano (Chieti) ha condannato A.L., gestore di un’azienda avicola a Fossacesia (Chieti), a due mesi di reclusione per maltrattamento animali (art. 544 ter C.P.) per la morte di 101mila e 700 pulcini.
La vicenda risale al 2010 quando la LAV denunciò l’uomo perché, nonostante lo sciopero dei dipendenti che avrebbero dovuto eseguire le operazioni necessarie per una corretta nascita dei pulcini, aveva lasciato in funzione gli impianti di incubazione, causando la schiusa di migliaia di uova con fuoriuscita dei pulcini che, caduti sul pavimento e ammassati l’uno sopra l’altro, morivano per soffocamento.
“Una sentenza molto importante perché conferma che il maltrattamento può essere identificato anche in una condotta omissiva, come non curare i propri animali – afferma la LAV – e sancisce, ancora una volta, che anche le attività di settore con uso di animali, come in questo caso di allevamento di animali ‘da reddito’, ricadono pienamente nella disciplina penale a tutela degli animali, ogni qual volta se ne oltrepassino i limiti di ciò che è espressamente consentito”.
A.L. è stato condannato anche al pagamento delle spese processuali e al risarcimento della LAV, parte civile nel procedimento.
Per un caso analogo nel 2009 il Tribunale penale di Treviso, sempre in seguito a una denuncia presentata dalla LAV, aveva condannato a 6 mesi di reclusione per maltrattamento e uccisione di animali un allevatore che aveva abbandonato senza cibo 7000 conigli, quasi 6000 dei quali morti di fame.
Barbara Paladini