Bolzano: domani al TAR udienza contro la condanna a morte di due lupi
Domani, 29 gennaio, si terrà al TRGA di Bolzano l’udienza di merito relativa al ricorso presentato da noi di LAV ed ENPA e contro la disposizione, risalente al 9 agosto 2024, con la quale il Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano, aveva condannato a morte due lupi a caso, perché a suo dire non era possibile praticare alternative incruente per la prevenzione delle predazioni avvenute nei comuni di Curon Venosta e Malles.
Noi associazioni animaliste, rappresentate dall’avv. Rosa Rizzi, eravamo immediatamente intervenute presentando un ricorso al TRGA di Bolzano nel quale si evidenziava come la condanna sottoscritta da Kompatscher fosse priva di ragioni scientifiche che potessero giustificare l’uccisione dei due animali. In particolare perché lo stesso ISPRA e l’Osservatorio faunistico della Provincia di Bolzano, avevano espresso dubbi “circa l’(astratta) idoneità delle misure di prevenzione in concreto poste in essere dagli allevatori nel cluster dedotto in lite e la loro corrispondenza alle raccomandazioni” come confermato dallo stesso TRGA di Bolzano nel suo provvedimento di sospensiva rilasciato l’11 settembre 2024.
L’assenza di motivazioni scientificamente rilevanti a supporto dell’atto provinciale ha smascherato così la visione del Presidente Kompatscher, completamente asservita all’ideologia venatoria che individua ogni possibile soluzione ai problemi di convivenza con gli animali selvatici, esclusivamente attraverso i fucili dei cacciatori– nonostante esistano strumenti incruenti particolarmente efficaci nel prevenire le predazioni, utilizzati con successo in tutta Europa.
L’udienza di domani potrebbe quindi confermare quanto già deciso in precedenza dal TRGA, salvando così definitivamente la vita di due animali condannati a morte solo perché gli allevatori altoatesini non vogliono utilizzare gli strumenti di prevenzione delle predazioni, sostenuti da una Provincia che si è inventata il concetto di “zona pascoliva protetta” grazie al quale è stato deciso – in maniera del tutto apodittica - che nel 98% delle malghe non è possibile attivare le misure incruente di prevenzione.