Da oggi sono in vigore nuove disposizioni del Ministro della Salute su Covid e visoni, ma si tratta di un intervento ancora una volta tardivo e parziale.
Tali misure sarranno valide sino al 28 febbraio prossimo, termine del periodo di sospensione temporanea dell’allevamento, ai sensi della precedente Ordinanza del 21 novembre.
Finalmente dopo mesi di nostri allarmi inascoltati, il Ministero della Salute ha preso atto che i visoni infettati da SARS-CoV-2 sono perlopiù asintomatici e, di conseguenza, ha introdotto l’obbligo dei test diagnostici. Peccato però che lo abbia deciso solo ora, con allevamenti svuotati (i visoni sono già stati uccisi per ricavarne la pelliccia e sono rimasti quindi solo i riproduttori, ossia circa 7.000 animali a fronte dei 66.000 di qualche settimana fa), e con una numerosità di accertamenti uguale per tutte le strutture: 60 test ogni 15 giorni (senza considerare che ci sono allevamenti con 200 riproduttori, ma anche con 2.000).
Un intervento tardivo e inefficace, che giunge dopo mesi di mancata sorveglianza diagnostica nonostante la forte diffusione del coronavirus tra i visoni di tutta Europa (quasi 400 allevamenti focolaio in 9 Stati membri): tra Lombardia ed Emilia Romagna risultano essere stati testati solo 4 allevamenti su 5 e con una percentuale irrilevante di animali: 3,96% (1.942 tamponi) su una popolazione di 49.000 visoni.
Unico intervento efficace sarebbe il divieto definitivo all’allevamento dei visoni!
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